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Cesare Battisti: firmata estradizione. Mattarella ringrazia Temer

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ex terrorista in fuga da 30 anni

Cesare Battisti: firmata estradizione. Mattarella ringrazia Temer

Cesare Battisti
Cesare Battisti

«Abbiamo già molti banditi in Brasile, ora portate via questo criminale. Fosse stato per me Battisti sarebbe già in Italia». Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (che si insedierà il 1° gennaio) ha dimostrato da subito di avere le idee chiare sul trattamento da riservare all’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac) condannato in via definitiva all’ergastolo in Italia per quattro omicidi negli anni Settanta ma a lungo protetto dall’asilo politico concesso dal predecessore Lula e confermato dal suo successore Dilma Rousseff. Il clima politico è cambiato e la decisione di un giudice della Suprema Corte brasiliana di richiedere l’arresto del latitante potrebbe porre fine a una disputa che dura dal 2007, anno in cui Battisti, con falso passaporto francese, riuscì ad arrivare in Brasile. Il presidente brasiliano uscente, Michel Temer, ha firmato oggi il decreto di estradizione, anche se Battisti è al momento latitante. Il presidente Sergio Mattarella ha ringraziato il capo di Stato brasiliano per la decisione. «Il gesto da Lei compiuto costituisce una testimonianza significativa dell’antica e solida amicizia tra il Brasile e l’Italia e testimonia la sensibilità in relazione a una vicenda complessa e delicata, che suscita sentimenti di intensa partecipazione nell’opinione pubblica del nostro Paese. Apprezzo molto la determinazione della Sua decisione, che contribuisce a rendere giustizia alle vittime» e all’Italia.

Le prime mosse da criminale, le condanne, la fuga
Battisti, nato nel 1954 a Sermoneta (Latina),
appena ventenne venne arrestato più volte per furto e subì anche qualche condanna. Nel 1976 si trasferì al Nord e partecipò alla fondazione dei Pac, una formazione nata nell’area dell’autonomia del quartiere Barona, alla periferia di Milano. Nel capoluogo lombardo venne arrestato il 26 giugno 1979 e
condannato a 13 anni e 5 mesi per l’omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani, ucciso a febbraio di quell’anno. Riuscì ad evadere dal carcere di Frosinone nell’ottobre del 1981 grazie a un assalto di terroristi dall’esterno. Nel 1985 venne condannato in contumacia all’ergastolo nel processo contro i Pac, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La condanna è per vari reati tra cui quattro omicidi (due come autore materiale e due per concorso morale).

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Il no della Francia all’estradizione
Battisti intanto era fuggito: prima in Francia, poi in Messico (a Puerto Escondido
con la compagna Laurence, oggi separata, dalla quale ha due figlie), quindi di nuovo nella capitale francese. Qui venne arrestato e dall’Italia arrivò la prima richiesta di estradizione. Parigi, però, lo dichiarò non estradabile. Nel 2004 Battisti, nel frattempo diventato scrittore noir di qualche successo (edito da Gallimard, in Italia prima Einaudi, poi DeriveApprodi) fuggì in Brasile poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese. Il 18 marzo 2007, però, venne arrestato a Rio de Janeiro: da quel momento la vicenda giudiziaria è passata nelle mani del paese sudamericano, al quale l’Italia ha chiesto costantemente di riavere il pluricondannato perché sconti le sue condanne.

Lo stop di Lula
Nel 2009 il governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva concesse a Battisti lo status di rifugiato politico per «timore di persecuzioni». In seguito il Supremo tribunale federale diede invece via libera all’estradizione ma lasciò l’ultima parola a Lula che, come ultimo atto del suo secondo mandato presidenziale, il 31 dicembre 2010 rifiutò la richiesta. Il 9 giugno 2011, i giudici decretarono la scarcerazione dell’ex terrorista e Battisti si spostò a San Paolo.

La tentata fuga in Bolivia
L’arrivo del conservatore Michel Temer alla guida del Brasile rilancia le possibilità per l’Italia di far estradare Battisti. La richiesta del governo italiano presentata nel settembre 2017 mette in agitazione l’ex terrorista rosso al punto che, non sentendosi più al sicuro, tenta di fuggire in Bolivia. Viene fermato al posto di frontiera di Corumbá per tentata esportazione illegale di denaro all’estero (aveva con sé 6mila dollari e 1.300
euro non dichiarati). In seguito viene rimesso in libertà e torna nella casa di Cananéia, sul litorale paulista, dove vive con la moglie brasiliana, Joice Lima, ma gli sono stati imposti l’obbligo di firma e il braccialetto elettronico. Misure revocate lo scorso aprile.

Nuovo arresto e fuga
Lo scorso marzo il Procuratore generale brasiliano, Raquel Dodge, mette un nuovo tassello sulla strada che potrebbe portare Battisti a scontare gli ergastoli in Italia: in un parere inviato al Supremo Tribunale Federale ha stabilito che «la decisione è esclusivamente del presidente della Repubblica», Michel Temer. Ad aprile un altro episodio: le autorità locali gli hanno ritirato il passaporto, con l’accusa di aver fornito dati falsi in occasione del suo matrimonio. A ottobre il candidato di estrema destra, l’ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro assicura: se eletto ordinerà «immediatamente» l’estradizione di Battisti. Ieri Luis Fux, magistrato del Supremo Tribunale Federale ha ordinato l’arresto dell’ex terrorista pluriomicida. Che, nel frattempo, è sparito.

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