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Manovra, sanità: le 17 professioni da sanare e il rischio…

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legge di bilancio

Manovra, sanità: le 17 professioni da sanare e il rischio deregulation

Professionisti sanitari “tutti dentro” il nuovo Ordine multi-albo, con o senza titoli formativi adeguati? A guardare il comma 283-bis della legge di Bilancio, approvata dal Senato e in attesa del disco verde della Camera, sembrerebbe di sì. In realtà, una soluzione legislativa necessaria a sanare un problema reale – ma che forse poteva essere formulata meglio - si è trasformata mediaticamente nell’ennesimo “condono”. Così come è scritta, la norma consente anche a chi possiede un titolo formativo - oggi – non riconosciuto come idoneo, l’iscrizione in elenchi speciali presso l’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm Pstrp), istituito con la legge 3/2018 e in corso di “popolamento” attraverso una sorta di censimento digitale che riguarda 17 profili, dal logopedista all’igienista dentale, dal tecnico di laboratorio al dietista.

Purché abbia svolto per 36 mesi anche non continuativi nell’arco di dieci anni un’attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo. Un decreto attuativo del ministero della Salute dovrà poi entro 60 giorni istituire tali elenchi speciali. La “buona intenzione” è quella di non tagliare fuori professionisti che, pur non avendo oggi un titolo idoneo per iscriversi al relativo albo, sono comunque adeguatamente qualificati. Il rischio è che gli abusivi tentino di approfittare del varco.

Entreranno solo professionisti qualificati
«La norma riguarda persone che dieci o venti o trenta anni fa – spiega Alessandro Beux, presidente del nuovo Ordine delle professioni sanitarie - hanno conseguito un titolo all’epoca idoneo all’esercizio della professione, alcuni addirittura in università, ancora prima che nascessero i corsi di laurea delle professioni sanitarie. Professionisti entrati nel Servizio sanitario nazionale con un regolare concorso ma il cui titolo formativo ora non rientra tra quelli abilitanti, equivalenti o equipollenti. Quindi persone che oggi non possono iscriversi all’albo ma che per il loro storico hanno una professionalità consolidata. L’equivoco si è creato perché nell’emendamento si è fissata un’asticella solo quantitativa senza chiarire da subito i paletti qualitativi, quelli che fanno la differenza».

Ecco cinque requisiti da considerare
Elementi che alla vigilia della presentazione del maxi-emendamento, l’Ordine aveva suggerito di specificare, ovvero percorso formativo seguito, titolo di studio conseguito, modalità di accesso al mondo del lavoro, inquadramento e retribuzione. «Se nella sanità pubblica possiamo stare più tranquilli, per le modalità di accesso, – continua Beux – nel privato o nelle cooperative non possiamo escludere che sia entrato anche qualcuno che non ne aveva titolo. Se, per esempio, una struttura privata o una cooperativa avesse assunto un soggetto come cuoco per fargli poi fare il dietista? Sulla sola base degli elementi quantitativi potrebbe continuare a operare. Su un tema così delicato non possiamo prenderci in giro; e dato che non possiamo escludere che nel tempo sia entrato e abbia esercitato qualcuno che non ne aveva titolo, dobbiamo sfruttare a pieno le opportunità date dalla legge 3/2018 e mettere ordine col massimo del senso civico e della responsabilità possibili. Ora, oltre i 36 mesi in dieci anni, i cinque requisiti per l’iscrizione all’Ordine e per continuare a svolgere una professione sanitaria andranno messi nero su bianco nel decreto attuativo, visto che nella legge di Bilancio, che non può più cambiare perché non c’è tempo, non ci sono o sono pericolosamente impliciti».

Quindi si può rimediare all’ambiguità circoscrivendo le casistiche e tenendo fuori gli abusivi. «In questo modo saremo certi che, pur non potendosi iscrivere al relativo albo, chi entrerà negli elenchi speciali del nuovo Ordine sarà comunque un professionista serio e qualificato». A garantire il processo e la valutazione caso per caso sulla base di elementi qualitativi saranno le commissioni d’albo all’interno degli Ordini provinciali o, in loro assenza, le Associazioni maggiormente rappresentative che in questo momento le stanno vicariando. Un popolamento “parallelo” a quello attualmente in corso per far uscire dallo stallo circa 20mila professionisti (ma le stime sono molto ballerine) che inizierà non appena entrerà in vigore il decreto attuativo delle legge di Bilancio. Un compito affidato all’Ordine multi-albo. «Il garante sarà l’Ordine – conclude Beux – in quanto organo sussidiario dello Stato. In generale le iscrizioni in corso sono a buon punto: circa 130mila professionisti sanitari hanno avviato la pratica (rispetto alle stime iniziali ne mancano 50mila) e 30mila hanno già concluso l’iter. E appena la normativa ce lo consentirà procederemo all’iscrizione anche di questi professionisti attualmente impossibilitati, valutando caso per caso, sulla base della loro competenza, nell’interesse dei pazienti».

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