Scatta a gennaio l’adeguamento degli assegni previdenziali pagati dall’Inps alla variazione dell’inflazione dell’1,1%, però il meccanismo utilizzato non sarà quello contenuto nella legge di bilancio in via di approvazione, ma quello della legge 388/2000. Lo comunica l’istituto di previdenza guidato da Tito Boeri con la circolare 122/2018 pubblicata il 27 dicembre, in cui si precisa che «in previsione dell’entrata in vigore della legge di bilancio per l’anno 2019, gli incrementi per il 2019 descritti nella presente circolare potranno subire variazioni» e le eventuali modifiche saranno comunicate successivamente.
Dunque i pensionati che incassano un importo superiore a tre volte l’importo minimo riceveranno un assegno di valore provvisorio che molto probabilmente poi sarà conguagliato non prima di marzo.
Del resto a gennaio le pensioni andranno in pagamento il giorno 3, troppo a ridosso dell’approvazione della legge di bilancio. In pratica per gli assegni fino a 1.522,26 euro verrà applicato un aumento dell’1,10%; per quelli da 1.522,27 a 2.537,10 euro l’aumento sarà dell’0,99%; per quelli da 2.537, 11 euro in su sarà dello 0,825 per cento. Con la Manovra - che introduce sette scaglioni per il prossimo triennio - debutteranno invece rivalutazioni meno generose rispetto alle fasce della legge 388/2000. Vediamo, con qualche esempio, a quanto potrebbe ammontare il conguaglio, posto che per gli importi fino a 1.522, 27 euro non ci saranno cambiamenti. Una pensione di 2.300 euro (lordi) nel 2018 passerà a 2.324,44 euro (lordi) da gennaio, ma verrà adeguata a 2.319,48 (lordi) per effetto delle novità introdotte dalla Manovra. Il conguaglio mensile dunque è di circa 5 euro. Una pensione di 4.700 euro nel 2018 passerà a gennaio a 4.744, 64 e sarà poi adeguata a a 4.720,68 euro, con un conguaglio mensile di circa 24 euro.
La mappa degli importi 2019
Vediamo nel dettaglio quali saranno i principali valori di riferimento delle pensioni 2019, che resteranno fissi a prescindere
dalle novità introdotte dalla legge di bilancio.
A fronte di un aumento dell’inflazione dell’1,1% nel 2016 e 2017, è stata confermata in via definitiva la variazione dell’1,1%
della perequazione automatica delle pensioni già applicata in via provvisoria nel 2018. Di conseguenza, non ci sarà nessun
conguaglio rispetto a quanto pagato quest’anno e per il 2019 si applichera un indice di rivalutazione (provvisorio) dell’1,1
per cento.
L’assegno minimo per lavoratori dipendenti e autonomi del 2018 ammonta a 507,42 euro e nel 2019 verrà aumentato a 513,01 euro mensili, salendo
così su base annua a 6.596,46 euro.
L’assegno vitalizio, invece, passa da 289,24 euro del 2018 a 292,43 euro mensili del 2019 (3.760,12 euro annui).
La pensione sociale (prestazione assistenziale per la quale non erano richiesti requisiti assicurativi o contributivi corrisposta a coloro che hanno presentato domanda e maturato i requisiti entro il 31 dcembre 1995) salirà da 373,33 euro a 377,44 euro (4.906,72 euro annui), mentre l’assegno sociale (che ha sostituito la pensione sociale dal 1996) passa da 453 a 457,99 euro mensili (5.953,87 euro l’anno).
Il massimale per chi è soggetto al sistema di calcolo contributivo cresce da 101.427 a 102.543 euro, mentre il minimale retributivo per l’accredito dei contributi sarà di 205,20 euro a settimana e 10.670,40 euro all’anno.
Aumenti per costo della vita | Aumento % |
---|---|
Pensioni mensili fino a 1.522,26 euro | 1,1 |
Pensioni mensili da 1.522,27 a 2.537,10 | 0,99 |
Pensioni mensili da 2.537,11 | 0,825 |
Fonte: Inps |
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