Massimo 60 rate mensili senza interessi. La pace contributiva, che consentirà di colmare i “buchi” nei versamenti ma solo a partire dal 1° gennaio 1996, troverà posto nel decreto legge su quota 100 che, in una versione unificata con le regole per dare attuazione al reddito di cittadinanza, vedrà probabilmente la luce la seconda settimana di gennaio. Il testo è pronto da tempo, restano da sciogliere solo pochi nodi. Primo fra tutti quello dei mini-incentivi da riservare alle imprese per favorire nuove assunzioni di fronte all’uscita anticipata (con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi) dei propri lavoratori. Per dare maggiore spinta alla ”staffetta generazionale” tra le ipotesi sul tavolo c’è quella di un mini-sgravio contributivo da collegare ad un apposito Fondo di garanzia.
Il via libera tecnico, oltre che politico, però ancora non c’è. Solo la prossima settimana si capirà se il semaforo sarà verde o rosso. In ogni caso tra gli strumenti previsti dal piano congegnato dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ci saranno i fondi di solidarietà con cui le imprese potranno, volontariamente, finanziare le contribuzioni mancanti per le uscite di lavoratori senior, anche prima del sessantaduesimo anno d’età. L’attuazione di questo intervento sarà successivamente regolata con norme secondarie (un decreto direttoriale).
Un altro nodo da sciogliere è quello dell’eventuale sconto fiscale da associare alla pace contributiva, che non si prolungherà comunque oltre i cinque anni. Tra le opzioni c’è quella di rendere detraibile ai fini Irpef il “riscatto” dei periodi di contributi mancanti, ma anche in questo caso ci sarebbe un supplemento d’istruttoria tecnica in corso.
Il decreto potrebbe essere utilizzato anche per sciogliere un dubbio interpretativo che è sorto sul prelievo di solidarietà alle pensioni oltre i 100mila euro lordi l’anno: si applica anche alle venti Casse privatizzate o no? La questione è aperta, poiché nei commi della legge di Bilancio in via di approvazione alla Camera c’è un riferimento che va oltre il fondo ad hoc istituito presso l’Inps dove convogliare i risparmi derivanti dai tagli quinquennali. Si parla di “altri enti previdenziali” che dovranno “accantonare” i fondi risparmiati. Per il momento né il ministero del Lavoro né l’Adepp, che rappresenta questi enti, si sono espressi sulla questione in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma il dubbio c’è. Anche perché in una prima versione del testo entrato nel Ddl Bilancio c’era una esclusione esplicita delle Casse, che poi è scomparsa.
Non del tutto chiusa potrebbe essere anche la questione della finestra di uscita con quota 100 per i dipendenti pubblici. Giovedì in audizione sulla manovra in commissione Bilancio alla Camera, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha ripetuto che gli statali dovranno rimanere in stand by per 9 mesi: il pensionamento anticipato sarebbe cioè possibile non prima di ottobre 2019 (alla finestra semestrale per il settore si aggiungerebbero i 3 mesi di preavviso). E proprio questa sembra essere l’attuale configurazione della bozza di decreto, che sarebbe peraltro perfettamente compatibile con l’alleggerimento del fondo per le pensioni nel 2019 (da 7,7 a 4 miliardi) previsto dalla manovra dopo l’accordo raggiunto con Bruxelles. Ma il vicepremier, Matteo Salvini, ha più volte insistito sulla necessità di consentire il pensionamento d’anzianità dei dipendenti pubblici già a giugno. Il Governo prevede che le nuove uscite anticipate degli statali saranno 123mila (ma alla fine dovrebbero essere molte di meno), circa il 40% dei 315mila pensionamenti complessivi stimati con quota 100. Per i dipendenti privati, come è noto, le finestre saranno 4 (la prima ad aprile 2019). Con il decreto saranno anche prorogati di un anno l’Ape sociale e Opzione donna per le lavoratrici con 35 anni di contributi nate nel 1959 (1958 se autonome).
DOMANDE E RISPOSTE:
Quando arriva il decreto che introduce “quota 100”
Il provvedimento è atteso sul tavolo del consiglio dei ministri dopo la Befana. Secondo il timing annunciato dal governo Conte i primi pensionamenti di anzianità con 62 anni di età e 38 di contributi minimi dovrebbero scattare da aprile per i dipendenti privati e gli autonomi e non prima di luglio per gli statali.
Come funzionerà la pace contributiva?
L’obiettivo è coprire i buchi contributivi maturati dai soggetti a partire dal 1° gennaio 1996 (data di passaggio al sistema di calcolo contributivo della pensione). Il meccanismo, allo studio dell’esecutivo, sarà articolato fino a un massimo di 60 rate senza interessi.
Di quanto sarà ridotto l’importo della pensione con la nuova indicizzazione?
La rivalutazione completa viene assicurata solo per i trattamenti fino a tre volte il minimo, vale a dire fino a 1.521 euro. Si prevedono poi sei fasce di tagli: l’adeguamento all’inflazione sarà del 97% per gli importi tra i 1.522 2029 euro; del 77% fino a 2.537 euro; del 52% fino a 3.042 euro; del 47% fino a 4.059 euro; del 45% fino a 4.566 euro (nove volte il minimo) e del 40% per tutti quegli assegni di importo superiore.
È confermato il taglio alle pensioni elevate?
Sì. Si parte da gennaio e si andrà avanti per un quinquennio. La sforbiciata sarà pari al 15 per cento per la parte eccedente i 100mila euro lordi annui (circa 5mila euro al mese) e fino a 130mila euro. Si sale poi al 25 per cento per la parte eccedente i 130mila euro e fino a 200mila euro. Si passa al 30% per la parte eccedente i 200mila euro e fino a 350mila euro; al 35% per la parte eccedente i 350mila euro e fino a 500mila euro; e al 40 per cento per la parte eccedente i 500mila euro
A quanti si applica il taglio di solidarietà?
A circa 24mila pensionati. Dal 2019 al 2023 dovrebbero entrare nei tagli circa 1.600 nuove pensioni l’anno che superano i 100mila euro lordi.
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