Tra le polemiche politiche dello scorso weekend c’è stata anche quella sull’accesso libero alle Ztl per i veicoli elettrici o ibridi. Lo prevede il comma 103 della legge di Bilancio (145/2018). Si parla già di una rettifica alla nuova norma. Problemi potrebbe dare anche il comma 102, che vorrebbe rendere lecito l’uso su strada pubblica di micromezzi elettrici sinora vietati (come segway, hoverboard e monopattini).
A ben vedere, le polemiche sulle Ztl (zone a traffico limitato) nascono da un equivoco. La legge di Bilancio si limita a inserire nell’articolo 7 del Codice, dopo il comma 9 che tratta di aree pedonali e zone a traffico limitato, un comma 9-bis. Che impone ai Comuni «in ogni caso» di garantire «l’accesso libero» nelle «zone di cui al comma 9» ai veicoli “ecologici”. Trattandosi di «zone», sembra chiaro che la norma si riferisca alle sole Ztl e non anche alle aree pedonali.
Le polemiche erano riferite a queste ultime. Molti politici probabilmente sono stati fuorviati dal dossier dei servizi studi del Parlamento, secondo cui il comma 103 della legge di Bilancio sarebbe formulato in modo da includere anche le aree pedonali. Insomma, qualcuno ha capito che vedremo i veicoli elettrici o ibridi anche in vie e piazze riservate ai pedoni (dove secondo l’articolo 2 possono circolare solo i mezzi in servizio di emergenza, quelli che trasportano disabili motori e le bici). Invece, le Ztl sono strade dove i veicoli possono circolare, anche se non tutti e/o non a tutte le ore.
Dunque, il nuovo comma parrebbe stabilire solo che i Comuni, se decidono di istituire una Ztl, non possono chiuderla ai mezzi ibridi o elettrici. Cosa che però già solitamente non fanno. Problemi sono invece nel fatto che la norma parla di «veicoli» in generale (per cui in teoria dovrebbero essere ammessi anche quelli ingombranti) e che i controlli automatici non sono consentiti dalle regole attuali sulle Ztl in queste particolari situazioni (per motivi di privacy).
Altro punto critico della norma è il fatto di parlare di «veicoli a propulsione elettrica o ibrida». Ciò significa che i benefici spetteranno anche a tanti modelli ibridi “finti” che stanno per essere lanciati sul mercato per rispettare nominalmente il prossimo limite alle emissioni di CO2 fissato dalla Ue: 95 grammi/chilometro entro il 2021. Per raggiungere lo scopo, il sistema elettrico della vettura fornisce esclusivamente la «propulsione» (cosa sufficiente a ottenere sulla carta di circolazione la classificazione di «ibrido», si veda «Il Sole 24 Ore» del 5 dicembre 2018) e non anche la «trazione». In altre parole, non c’è un motore elettrico in grado di affiancare quello termico nel far girare le ruote (o addirittura di farle muovere con la sua sola energia, sia pure per pochi chilometri), ma solo di dare un aiuto al funzionamento dei servizi del motore (come il motorino di avviamento), in modo da ridurne i consumi. Un vantaggio che si avverte di più nei cicli di omologazione, svolti in laboratorio in condizioni non troppo realistiche, che nella guida normale, cosa per la quale qualche sindaco avrebbe potuto decidere di tenere fuori dalle Ztl anche questi ibridi.
Quanto a segway, hoverboard e monopattini elettrici, ora è previsto che entro fine mese (termine non perentorio) il ministero delle Infrastrutture emani un decreto che fissi le modalità per sperimentarli su strada. Non sarà facile: spesso in Italia gli spazi urbani sono stretti e per questo il ministero non si è mai preso la responsabilità di autorizzare la circolazione di questi mezzi. Così un precedente decreto, scritto una dozzina di anni fa, è sempre rimasto in bozza. Ora si vedrà in che tempi gli uffici ministeriali, spinti stavolta dalla legge di Bilancio e dalle volontà della politica, vareranno la norma.
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