Il gradimento nei confronti del governo resta alto, ma i due soci di maggioranza, Lega e M5s, perdono consensi. Per il partito di Matteo Salvini è una novità che tuttavia non scalfisce il primato del Carroccio nelle preferenze degli italiani. Per i Cinquestelle, invece, la conferma di una preoccupante tendenza.
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Entrambi i protagonisti comunque hanno l'imperativo categorico di far riemergere rapidamente il segno più, in vista dell'appuntamento
del 26 maggio con le elezioni europee. I due partiti di governo sono alleati e avversari allo stesso tempo e dunque dovranno mantenere il difficile equilibrio
tra non mettere a repentaglio la sopravvivenza dell'esecutivo nel lanciare i loro cavalli di battaglia nella campagna elettorale.
E se Di Maio punta tutto o quasi sull'avvio del reddito di cittadinanza, per Salvini quota 100 non è sufficiente.
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Il leader della Lega e ministro dell'interno continua ad investire sul tema sicurezza/migranti. Lo conferma lo scontro con lo stesso premier Giuseppe Conte sullo sbarco di una ventina di migranti, in maggioranza donne e bambini, alla fonda sulla Sea Watch di fronte a Malta.
“No ai ricatti” è stata la risposta di Salvini, che adesso è concentrato soprattutto sull'imminente arrivo nell'aula della
Camera del ddl sulla legittima difesa. Il capo della Lega lo vuole rapidamente tradurre in legge dello Stato. Al punto che ha mandato a dire ai suoi deputati di
rinunciare al corpo a corpo sull'introduzione di un quorum al referendum propositivo caro ai grillini.
Qualcuno già parla di scambio. Non sarebbe la prima volta. Salvini è pragmatico. La legittima difesa diventa legge prima del voto per Strasburgo mentre l'altra, il referendum propositivo, è una riforma costituzionale che richiede tempi assai più lunghi. E dopo il 26 maggio - come tutti ripetono ormai anche pubblicamente - il contratto di governo e lo stesso esecutivo andrà ritarato secondo i nuovi equilibri emersi dal voto.
Salvini ovviamente conta che a beneficiarne sarà lui. Ma per riuscirci il vicepremier deve vincere una partita complessa qual è quella sull'autonomia regionale di Veneto e Lombardia
(in lista c'è anche l’Emilia Romagna). Di Maio e lo stesso premier Conte hanno garantito che “si farà “ entro il prossimo
15 febbraio. Ma al di là della data, il punto è sui contenuti e in particolare su come l'autonomia ottenuta dalle regioni
più ricche del paese su quasi tutte le competenze - a partire da scuola e sanità-si concretizzerà sul fronte finanziario.
Nei 5Stelle è gia scattato il warning. La perdita di consensi subita in questi mesi si è concentrata soprattutto al Nord. Ma dopo il tap, l'Ilva e da ultimo il caso trivelle il via libera all'autonomia delle regioni settentrionali potrebbe rivelarsi
esiziale anche per la tenuta nel Sud.
Per Salvini però è prendere o lasciare. Per dirla con il suo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ne va della “sopravvivenza” del
governo. Perché anche la Lega deve stare attenta: il Nord è sì scomparso dal simbolo, ma resta sempre il suo vero e soprattutto
più fedele bacino elettorale.
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