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Terrorismo, così i capitali «illeciti» passavano dalla…

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L’inchiesta

Terrorismo, così i capitali «illeciti» passavano dalla Tunisia all’Italia

I capitali «illeciti» erano portati in Italia «senza passare attraverso i canali bancari, finanziari e doganali». In un sistema ingegnoso di intestazioni fittizie di conti correnti bancari, i trafficanti tunisini di migranti, ma anche di terroristi, erano riusciti a veicolare grosse somme di denaro con lo scopo di «acquistare mezzi e pagare spese legali» degli affiliati all’organizzazione. Il timore, però, è che i capitali potessero servire anche per finanziare la jihad in Europa. Un’ipotesi sulla quale stanno lavorando gli investigatori dei carabinieri del Ros, autori dell’indagine che ha portato al fermo di 15 persone.

L’interrogatorio: terroristi in Italia
Questa è una parte dell’inchiesta che oggi ha portato la Direzione distrettuale antimafia di Palermo a fermare 15 soggetti tunisini e marocchini accusati di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e condotte con finalità di terrorismo. L’indagine subisce uno sprint ad agosto 2016, quando un uomo, Said Ben, decide di collaborare. «La mia intenzione - racconta - era quella di fornire indicazioni utili circa una attività di contrabbando di tabacchi e di immigrazione clandestina di persone provenienti dalla Tunisia. In proposito ho riflettuto che in tale contesto criminale potevano anche essere trasportati, come clandestini, dei soggetti con problemi giudiziari in Tunisia per motivi di terrorismo». Spiega che «giugno del 2016 ho incontrato un tunisino di nome Ahmed detto Kahla (che significa il nero, per via del colore scuro della pelle) di età approssimativa di 30 anni, magro, alto circa 1,80 mt., che in Tunisia abita nel quartiere Ibn Sina di Tunisi confinante con il mio, ed a Marsala viveva in un appartamento in centro e sul conto so per certo che è ricercato in Tunisia per terrorismo ed arrivato in Italia da qualche mese. Attualmente dovrebbe vivere a Palermo insieme a suo fratello più giovane e ad una ragazza di nome Ameni, forse tunisina. Non so quale sia la sua attuale attività lavorativa in Italia (...) ho sentito delle persone, in Tunisia, riferire che il predetto Ahmed ha aiutato altre persone coinvolte in attentati terroristici in Tunisia a scappare verso l’Italia e per questo motivo ritengo che sia egli stesso un terrorista. Inoltre so anche che la sua abitazione in Tunisia è stata più volte perquisita dai Reparti Anti Terrorismo al fine di catturarlo».

Movimentazioni finanziarie illecite
L’indagine ha fatto luce anche sulle presunte movimentazioni finanziarie dell’associazione. Si è scoperto che in Tunisia l’organizzazione movimenta denaro attraverso tre conti correnti in altrettante banche tunisine. I capitali sono veicolati in modo tale da sfuggire ai controlli. Stando agli atti risulta una «intermediazione finanziaria, ed in particolare una attività di abusiva intermediazione nel cambio monetario», attraverso cui è «operato il trasferimento di fondi in Italia e in Tunisia, mediante rapporti fiduciari di tipo compensativo, senza passare attraverso i canali bancari, finanziari e doganali, in elusione delle disposizioni di legge che regolamentano tali operazioni, anche al fine di raccogliere le somme di denaro per il pagamento del viaggio dei migranti o direttamente da parte loro e dei loro familiari nonché degli altri servizi messi a disposizione dalla associazione a delinquere».

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