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Il referendum un escamotage per rinviare il nodo Tav

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L'Analisi |governo in difficoltà

Il referendum un escamotage per rinviare il nodo Tav

Matteo Salvini difende la Tav e “minaccia” di rivolgersi al popolo con un referendum consultivo per “far decidere gli italiani”, qualora - come già sappiamo tutti - il verdetto dei tecnici nominati dal suo collega di governo, il pentastellato ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, bocciasse l’alta velocità Torino-Lione. A proporre per primo il referendum in realtà è stato il governatore Pd del Piemonte Sergio Chiamparino. Ma al leader della Lega poco importa. Quel che conta, come sempre, è infatti il risultato.

E la strategia del referendum consente a Salvini di tenere contemporaneamente il piede in due staffe: quella dell’alleanza di governo, almeno fino alle elezioni europee del 26 maggio che si terranno in contemporanea alle regionali in Piemonte e - allo stesso tempo - la conferma del sí alla Tav. Strategia analoga peraltro a quella di Luigi Di Maio. Il vicepremier M5s continua a ribadire il suo “no” e quello del Movimento alla Torino-Lione ma si guarda bene dal sollecitare la pubblicazione dei risultati dell’analisi costi-benefici, proprio per evitare l’immediato cortocircuito dell’alleanza gialloverde. Così lascia dire a Toninelli che il verdetto definitivo arriverà solo dopo il confronto con la Ue e i cugini transalpini con cui l’Italia ha sottoscritto l’intesa.

Al contrario di Salvini, però, i Cinquestelle paradossalmente (visto che si sono autoassegnati il ruolo di paladini del rispetto delle scelte “del popolo”) non tifano per l’ipotesi referendaria. Qualcuno potrebbe maliziosamente sostenere che la contrarietà nasce dalla consapevolezza di avere pochissime chance di vittoria. La sindaca di Torino Chiara Appendino ha replicato che si tratta solo di una mossa elettorale. Probabile che abbia ragione. Che questo referendum non si terrà mai. Ma in ogni caso un ruolo ce l’ha eccome: consente alla Lega e al M5s di fare melina e rinviare il redde rationem.

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