«Sulla Tav non può decidere un solo uomo, ossia il ministro Danilo Toninelli, né deve decidere un referendum: abbiamo il Parlamento, usiamolo». L’ex premier Matteo Renzi , nell’intervista di domenica al Sole 24 Ore, sfidava così il leader della Lega Matteo Salvini a «metterci la faccia» e a portare la questione che più lo divide dagli alleati pentastellati direttamente in Parlamento, dove c’è una chiara maggioranza pro-Tav.
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E questo nonostante l’idea del referendum sia stata lanciata mesi fa da un governatore del Pd come Sergio Chiamparino per poi essere abbracciata dallo stesso Salvini come mezzo per uscire dall’impasse.
Ad ogni modo, detto fatto: il Pd ha subito presentato in Senato una mozione - il cui testo anticipiamo qui - che impegna il governo a procedere in tempi brevi alla prosecuzione dei lavori della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sbloccando gli appalti in capo a TELT. E ne chiederà la calendarizzazione già nella Capigruppo di oggi.
«Sono migliaia i cittadini piemontesi, amministratori, sindaci, esponenti politici di tutta Italia che chiedono i completamento della nuova linea ferroviaria Torino-Lione», è scritto nella mozione. Nella quale si ricorda tra l’altro come il completamento della Tav sia atteso da molti lustri: «A partire dalla 14esima legislatura tutti i governi che si sono succeduti alla guida del Paese - governi Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni - hanno assunto impegni internazionali per la realizzazione dell’opera infrastrutturale e le rispettive maggioranze hanno approvato atti in Parlamento che impegnavano l’esecutivo in carica nella realizzazione dell’opera».
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Insomma, è una chiaro tentativo di incunearsi nelle divergenze della maggioranza giallo-verde e di mettere in difficoltà la Lega di Salvini, da sempre favorevole alla Torino-Lione. Anche la scelta di presentare la mozione in Senato e non alla Camera non è casuale: anche se inizialmente la maggioranza punterà sui rinvii, prima o poi la mozione dovrà essere votata dall’Aula. E a Palazzo Madama, si sa, i numeri della maggioranza sono risicatissimi.
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