A mettere la parola finale sulla questione, e a certificare se l’economia italiana è in recessione tecnica - situazione che scatta quando il Pil ha il segno meno davanti per due trimestri consecutivi - o meno, sarà l’Istat, che il 31 gennaio diffonderà la stima preliminare del Pil relativa all’ultimo trimestre del 2018.
Nell’attesa della pubblicazione di quei dati, si è accesa nelle ultime ore la spia della Banca d’Italia sulle stime di crescita per il 2019. Il bollettino economico rilasciato venerdì, le ha riviste, passando dall’1% allo 0,6%, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza. «In Italia - ha spiegato l’istituto di Via nazionale -, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto». Se si verificasse, una simile possibilità - conclude Bankitalia - equivarrebbe a una recessione tecnica.
L’Ocse: occupazione Eurozona migliora, solo in Italia è in calo
Prima dell’Istituto di Via Nazionale, a segnalare che sulla crescita dell’Italia si sono addensate nubi è stata, giovedì scorso,
l’Ocse: il tasso di occupazione, ha messo in evidenza l’Organizzazione in un report pubblicato il 17 gennaio, è tornato a
scendere nel terzo trimestre del 2018, in controtendenza rispetto a tutti gli altri Stati membri dell’eurozona dove invece
è rimasto stabile oppure è migliorato. Un brutto arresto per l’Italia dopo il calo del Pil nel terzo trimestre (-0,1% sul
precedente), registrato dall’Istat il 30 ottobre, giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita.
Più nubi sulla crescita Italia: S&P e Ocse vedono nero
Lunedì 14 anche Standard & Poor’s si è unita al coro di chi ritiene fuori portata la stima di crescita del governo per quest’anno
dell’1% («sono ottimistiche»). L’agenzia di rating si è attestata su un prudente 0,7%. Ancora l’Ocse ha anticipato una frenata
di una crescita già debole: il superindice dell’Organizzazione, che anticipa di 6-9 mesi il ciclo, ha messo in evidenza un
rallentamento della crescita in gran parte dei 30 Paesi membri, dagli Usa alla Germania e, nell’Eurozona, in particolare per
Francia e Italia.
Industria: Istat, crolla produzione (-2,6% a novembre)
Venerdì scorso, 11 gennaio, la vera doccia fredda: l’Istat ha registrato un calo oltre le attese per la produzione industriale italiana, che a novembre si è ridotta dell’1,6% rispetto al mese precedente.
Su base annua e tenendo conto del calendario la frenata è stata del 2,6%, il calo maggiore registrato da ottobre 2014. La
produzione industriale ha ingranato la retromarcia nei maggiori Paesi europei, pesando come un macigno sull’andamento dell'economia.
Il dato italiano è stato l’ultimo dopo quelli altrettanto negativi di Germania e Francia, tanto da lasciare presagire una
possibile recessione in tutta Europa.
© Riproduzione riservata