Nella giornata dell’elezione di Maurizio Landini a segretario generale della Cgil, il congresso “inciampa” sulla questione venezuelana. Complice una mozione approvata dall’assemblea congressuale, interpretata in chiave pro Maduro che «condanna le prese di posizione a favore dell’autoproclamazione a capo dello Stato del presidente del Parlamento Juan Guaidò», quale «risposta al risultato elettorale del maggio scorso che ha portato Nicolas Maduro per la seconda volta alla presidenza del Paese».
La notizia è rimbalzata poi sui social media, provocando una presa di distanze della Cgil che in un comunicato ha puntualizzato
«di «combattere da sempre i dittatori» e di non stare «né con Maduro, né con le ingerenze esterne». Mentre un ordine del giorno
filo “No Tav” è stato respinto.
Intanto l’elezione di Landini, affiancato da due vicesegretari generali, lo sfidante Vincenzo Colla e probabilmente Gianna Fracassi, comporterà un ricambio all'interno della segreteria confederale della Cgil che resterà composta da 10 sindacalisti, con l'uscita di Susanna Camusso (andrà a ricoprire un incarico nel dipartimento di politica internazionale) e di Franco Martini, giunto a fine scadenza. Saranno sostituiti da Emilio Miceli, leader dei chimici-tessili, considerato vicino a Colla, e da Ivana Galli, numero uno degli alimentaristi considerata una “camussiana”. All’area di Colla verrà dato il 40% dei rappresentanti nel direttivo della Cgil.
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