Cellulare vietato «nei luoghi e negli orari dell’attività didattica». È l’ipotesi avanzata da due proposte di legge, una firmata da Giorgia Latini della Lega e l’altra dall’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini (Fi), che sanciscono il divieto di smartphone in classe anche per gli insegnanti. Le novità dovrebbero rientrare nella proposta di legge per la reintroduzione dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria, firmata dal deputato leghista Massimiliano Capitanio, che ieri ha iniziato il suo iter in Commissione cultura alla Camera.
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Un divieto che però non convince il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti: «L’utilizzo dei device per quanto riguarda la didattica è uno strumento fondamentale - ha detto il ministro - e quindi sono a favore del loro uso, ma soprattutto ho fiducia nei nostri studenti. Credo molto nel loro senso di responsabilità sull’uso consapevole di questi strumenti ai fini di un migliore apprendimento. Condanno invece in maniera decisa l’uso per altri fini».
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La proposta, dunque, stabilisce il divieto dell’uso a scuola di «cellulari e di altri dispositivi elettronico-digitali», «salvo casi particolari specifici». L’ipotesi è quella di disporre l’obbligo di depositare i cellulari in presidenza e fare riferimento alla segreteria per eventuali chiamate di emergenza.
In Francia il divieto è già legge
Lo stop al telefono in classe (anche nella pause tra una lezione e l’altra) è già una realtà in Francia. Qui nel giugno scorso
l’Assemblea nazionale francese ha votato una proposta di legge della maggioranza di governo, La Republique en Marche (Lrem),
che introduce un «divieto effettivo» dei telefoni cellulari nelle scuole elementari e medie dall'inizio del prossimo anno
scolastico.
Nel 2017 l’ex ministra Fedeli aveva detto sì al cellulare in classe
Il disegno di legge va nella direzione opposta di quanto previsto nel 2017 dall’ex ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che aveva messo in piedi una commissione ministeriale per definire le linee guida per l’uso dello smartphone in classe come
strumento di innovazione didattica. L’obiettivo era superare il divieto imposto nel 2007 dall’allora ministro Beppe Fioroni.
«Il telefonino è uno strumento che facilita l’apprendimento» aveva detto Fedeli, «una straordinaria opportunità che deve essere
governata», che offre ai ragazzi «guidati da insegnanti preparati e da genitori consapevoli» di «imparare attraverso internet».
E nel gennaio dello scorso anno era stato reso noto il decalogo del Miur per l’uso del cellulare tra i banchi: 10 punti che vanno oltre il mero divieto per offrire ai docenti gli spunti necessari all’utilizzo delle tecnologie come strumento di conoscenza. Puntando a rafforzare l’alleanza educativa con le famiglie che
«non possono - diceva il Miur - delegare l’educazione all'uso del digitale alla scuola».
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