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Sea Watch, così l’unica Ong rimasta salva vite al posto della…

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lo sconvolgente video del new york times

Sea Watch, così l’unica Ong rimasta salva vite al posto della Guardia costiera libica

La nave Sea Watch 3, con 47 migranti a bordo da una settimana, è in acque territoriali italiane a causa del maltempo. Ha ottenuto l’autorizzazione a gettare l’ancora ad un miglio e mezzo dal porto di Augusta, a causa delle cattive condizioni meteo, per salvaguardare la vita dei migranti salvate da un gommone in avaria nelle acque internazionali a nord di Zuwarah, in Libia. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha chiuso però a qualsiasi ipotesi di accoglienza .

Gli interventi della nave Sea Watch 3
Non è il primo intervento di salvataggio della Sea Watch 3. Lo scorso 9 gennaio la nave ha vagato per 19 giorni con 49 migranti a bordo (recuperati in varie operazioni di salvataggio) prima di ottenere l’autorizzazione allo sbarco a Malta. Sconvolgente la testimonianza del New York Times che in un video documenta un intervento di salvataggio della Sea Watch 3 lo scorso 6 novembre 2017, osteggiata dalla Guardia Costiera libica, sulla cui motovedetta i migranti recuperati sono malmenati. Nelle immagini si vede come la nave della Sea Watch subisca minacce e lancio di oggetti da parte libica, proprio mentre salva decine di persone. E si vede anche come alcuni giovani saliti faticosamente a bordo dell’impabarcazione della Guardia costiera poco dopo si buttino di nuovo in mare pur di non subire maltrattamenti ed essere riportati in Libia.

Dopo il blocco della spagnola Open Arms, alla quale è impedito di lasciare Barcellona, e con la nave di Sea-Eye alla ricerca di un porto per il cambio dell'equipaggio, la Sea-Watch 3 è attualmente l’unica nave civile di soccorso nel Mediterraneo, insieme all'aereo da ricognizione Moonbird.

Storia e missione
La Sea Watch 3 appartiene alla omonima organizzazione tedesca no-profit Sea Watch che svolge attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Sea-Watch nasce alla fine del 2014 grazie all’iniziativa di alcuni volontari che decidono di non stare più a guardare le migliaia di persone morire annegate nel mar Mediterraneo. L’obiettivo è «colmare un vuoto istituzionale creatosi con la fine del mandato Mare Nostrum, un’operazione che ha salvato più di 130.000 vite ma che, non essendo stata presa in carico dalla UE, si è conclusa».

IL VIDEO DEL NEW YORK TIMES (mostra immagini che potrebbero urtare la sensibilità degli spettatori)

Volontari e donazioni
Sea-Watch è composta principalmente da volontari provenienti da tutta Europa. È politicamente e religiosamente indipendente e si finanzia unicamente attraverso le donazioni. «Portiamo avanti le nostre operazioni di soccorso perché - spiega l’Ong sul suo sito - consideriamo che questo sia il nostro dovere umanitario», perché «nessuno, in cerca di una vita sicura e più umana, merita di morire alle frontiere dell'Unione Europea». «Tuttavia, siamo convinti - si legge ancora - che la mobilitazione di organizzazioni private nelle attività di salvataggio nel Mediterraneo, non debba diventare una soluzione permanente». Di qui la richiesta di «ufficializzare operazioni di salvataggio internazionali, con un mandato chiaro e a lungo termine» e di istituire «vie legali e sicure che consentano di raggiungere l'Europa a tutti coloro che cercano rifugio e protezione».


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