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11/16 Che cosa salta: web tax

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    via libera del SENATO

    Dl Semplificazioni, cosa resta e cosa salta dopo il taglio degli emendamenti e l’altolà del Colle

    Alla fine sul decreto semplificazioni all'esame del Senato, licenziato dal Governo con 12 articoli e lievitato a dismisura nel passaggio presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici, tanto da assumere la parvenza di un mostro legislativo, e la sostanza di un provvedimento “omnibus” da 69 articoli (grazie ai quasi 90 emendamenti approvati), si è abbattuta la tagliola delle inammissibilità della Presidenza dell'Aula di palazzo Madama. Un'operazione di snellimento che ha fatto saltare circa 60 emendamenti e che è scaturita a partire dai dubbi del Quirinale in merito all'estrema eterogeneità degli argomenti trattati nelle proposte di modifica. Risultato: due emendamenti su tre sono state dichiarati inammissibili. Il provvedimento ha ottenuto il via libera dell’assemblea del Senato. Ora passa alla Camera. Ecco che cosa resta e che cosa è invece saltato.

    11/16 Che cosa salta: web tax

    Cadono sul campo del vaglio di «proponibilità» alcune esenzioni dal campo di azione della web tax (è il caso delle società di tlc). Così come disegnata in manovra, la nuova imposta sui servizi digitali colpisce anche imprese e società attive sul web ma che nulla hanno a che fare con i colossi dell'online che non pagano le tasse in Italia, come per esempio Borsa Italiana che si puntava appunto ad escludere con l'emendamento presentato in Commissione

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