Anche le ultime previsioni dei principali Istituti di ricerca sembrano ormai superate e ottimistiche dopo la diffusione dei dati Istat del quarto trimestre che certificano la recessione tecnica. Nel 2019, il Pil crescerà al massimo dello 0,5 per cento.
Ma è difficile che ci arrivi. Due dei tre previsori che costituiscono il panel su cui si basa l'Ufficio parlamentare di bilancio la pensano allo stesso modo: «I dati Istat mostrano che l'economia italiana ha smesso di crescere e lasciano un'eredità pesante al 2019: anche ipotizzando tutti i prossimi trimestri in crescita, difficilmente si arriverà al +0,5% che stimavamo a dicembre. Saremo tra zero e 0,5%», dice all'agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor Stefania Tomasini, responsabile analisi economiche di Prometeia. «La crescita sarà sotto lo 0,5%, con rischi di ulteriore ribasso», aggiunge il Capo economista di CER –Centro Europa Ricerche Antonio Forte: «Siamo lontani dall'1% previsto dal Governo e anche nel 2020 la crescita sarà tra lo 0,5% e l'1% al massimo», assicura.
Domanda interna preoccupante
Secondo Tomasini di Prometeia, «l'elemento più preoccupante è l'andamento della domanda interna: l'Italia sta già vivendo
peggio di altri il contesto internazionale e da questo punto di vista non possiamo aspettarci impulsi. Sul piano interno,
il clima di incertezza, secondo noi, ha causato una caduta degli investimenti, che ci aspettiamo prosegua soprattutto per
le costruzioni, e un ristagno dei consumi». Preoccupazione questa che condivide l'Ufficio studi di Confcommercio: «I dati
di oggi rendono più che concreti i rischi di una variazione del Pil molto al di sotto delle previsioni. Di conseguenza, il
reperimento di circa 23 miliardi per disinnescare le clausole Iva, che si attiverebbero dal primo gennaio 2020, diventa una
sfida che il Governo deve assolutamente vincere» per scongiurare un crollo dei consumi privati.
RECESSIONE TECNICA / Che cos’è
Conti pubblici in peggioramento
L'andamento del Pil ha riflessi negativi anche sui conti pubblici, sotto stretta sorveglianza della Commissione europea. In un contesto di recessione, che potrebbe essere anche più duratura
del previsto, «peggiora automaticamente anche il deficit tendenziale 2019 che viaggia già al di sopra del 2% del Pil», l'obiettivo
concordato da Roma con Bruxelles, spiega Forte del CER. E anche per Tomasini di Prometeia, l'andamento del Pil «non è una
buona notizia per i conti pubblici. Pur considerando che un'eventuale divergenza dai target dovuta al rallentamento non dovrebbe
influire sul giudizio Europeo che valuta gli andamenti al netto del ciclo, il venir meno della crescita rende più fragile
e meno sostenibile il nostro debito».
PER SAPERNE DI PIÙ / L’impatto sui conti pubblici
Occupazione in frenata
Il mercato del lavoro «è lo specchio dell'economia: c'è una frenata molto chiara dell'occupazione, la disoccupazione risale
dai minimi, diminuiscono i lavoratori permanenti e aumentano quelli a termine e autonomi, che spesso nascondono precariato»,
osserva Tomasini, commentando i dati sull'occupazione diffusi sempre stamattina e dai quali non emergono gli effetti che il
Governo ha affidato alle norme del decreto Dignità. Un mercato «anemico», per Forte, che stima un tasso di disoccupazione
ancora sopra il 10% quest'anno.
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