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M5S all’attacco di Bankitalia: si cambia, non temiamo poteri forti

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BORGHI: L’ORO DEGLI ITALIANI è DEGLI ITALIANI

M5S all’attacco di Bankitalia: si cambia, non temiamo poteri forti

Il Movimento cinque stelle torna all’attacco di Bankitalia, con un post sul blog delle Stelle sul «nuovo corso» di Palazzo Koch. «Quello che vogliamo come Governo del Cambiamento - si legge - è solo di esprimerci sui nomi dei vertici di Banca d'Italia e Consob. Ci è consentito dalla legge e lo faremo senza paura di toccare qualche potere forte». Dopo Consob, spiega il Movimento, «è il turno di Banca d'Italia, ed una cosa è certa: chi ha partecipato alla vigilanza degli ultimi anni, la più fallimentare della nostra storia, non può rimanere al suo posto come se nulla fosse successo».

Tra le proposte c’è quella di «cambiare i vertici, azzerarli se necessario», per «mandare un messaggio ai risparmiatori traditi: lo Stato torna ad essere garante del risparmio, sciogliendo i legami incestuosi tra politica e finanza. E lo fa dopo aver stanziato un fondo da 1,5 miliardi di euro per risarcire azionisti e obbligazionisti colpiti dal sistema finanziario».

Banca d'Italia e Consob, spiega il Movimento, «sono due istituzioni troppo importanti per essere lasciate nelle mani sbagliate. Chi non vuole il cambiamento si rifugia dietro la loro 'indipendenza', che nessuno vuole toccare. L'importante è che l'indipendenza non diventi mancanza di responsabilità davanti ai gravi errori commessi».

Vigilanza «inadeguata», è ora di cambiare
Il Movimento critica la vigilanza esercitata sul sistema bancario. «Tutti sanno - sostiene il blog - che negli ultimi anni la vigilanza sul nostro sistema bancario e finanziario è stata inadeguata, per non dire disastrosa. Non sono stati valutati correttamente i rischi patrimoniali della gestione spesso scellerata del credito da parte di manager incapaci o politicizzati, e sono state permesse vendite fraudolente ai clienti 'retail', cioè quelli tendenzialmente meno preparati a valutare il rischio dei loro investimenti.

È successo in particolare con le obbligazioni subordinate, vendute e remunerate alla clientela come fossero prive di rischio ma in realtà molto rischiose, soprattutto dopo il recepimento nazionale della direttiva europea sul 'bail-in' che includeva queste obbligazioni nel perimetro di quelle aggredibili in caso di crisi bancaria. Questi errori, o più probabilmente si è trattato di collusioni tra vigilanti e vigilati, sono costate tantissimo a centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori, compresi clienti a cui venivano vendute azioni della banca in cambio del finanziamento richiesto».

Borghi: l’oro degli italiani è degli italiani
Sulla questione interviene anche il presidente della Commissione bilancio alla Camera, Claudio Borghi. «L'articolo 127 del trattato europeo dice che le banche centrali detengono e gestiscono le riserve auree nazionali - ha dichiarato - Detenere vuol dire che ne hanno disponibilità ma il proprietario è un altro. Banca d'Italia afferma che dal punto di vista legale le riserve auree sono sue. Ora, bisognerebbe spiegare alla Banca d'Italia che l'oro degli italiani è degli italiani. Questo poi non significa che sia del governo, che lo possa vendere e così via».

Quanto all’ipotesi di un comma per escludere i rischi di utilizzo del governo delle risorse auree, ha detto Borghi ,«si può aggiungere. Non c'è nessuna intenzione da parte nostra di vendere - spiega - Così fughiamo questo
dubbio ridicolo. Ci sono stati degli errori in passato sulla Banca d'Italia. In Francia la Banque de France è dello stato francese. La Banca d'Italia non è del tutto dello Stato italiano perché ha degli azionisti che in origine erano dello stato ma ora sono privati». Borghi ha anche dichiarato di «non essere d’accordo» con la riconferma del vicedirettore generale Signorini. «Penso che la discontinuità ci debba essere - ha detto - Perché un conto è l'indipendenza, un conto è l'irresponsabilità. Se tutti siamo d'accordo che la Banca d'Italia ha vigilato male, ci deve pur essere un modo per i cittadini o per i loro rappresentanti di mostrare la lorob insoddisfazione».

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