Italia

Sardegna, vince Solinas (centrodestra). Zedda ammette la…

  • Abbonati
  • Accedi
crollo m5s alle regionali

Sardegna, vince Solinas (centrodestra). Zedda ammette la sconfitta

«Il risultato dà la vittoria al centrodestra. Ho provato a chiamare Christian Solinas e gli ho già mandato un messaggio per augurargli buon lavoro». Così
Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari in corsa per il centrosinistra, in conferenza stampa commenta la sua sconfitta alle elezioni regionali in Sardegna. «Ci davano per inesistenti, invece ci siamo, eccome - ha aggiunto Zedda - abbiamo battuto il Movimento 5 stelle, la prossima volta batteremo il centrodestra».

GUARDA IL VIDEO: Elezioni regionali Sardegna: chi ha votato chi

«Ha vinto la Sardegna - ha commentato Solinas - Ringrazio i sardi della fiducia, è stato premiato il progetto di governo che abbiamo presentato. Non ho mai visto un testa a testa, che non rispondeva al vero, 14 punti di vantaggio rappresentano un dato incontrovertibile».

A oltre 24 ore dall'inizio dello spoglio e a scrutini ormai chiusi, ancora non sono disponibili, sul sito della Regione Sardegna, i dati definitivi delle elezioni regionali, vinte dal candidato del centrodestra Solinas. Il dato è infatti aggiornato a 1830 sezioni scrutinate su 1840, oltre il 90%. Solinas ha raggiunto il 47,81% dei consensi, seguito da Massimo Zedda, con il 32,93%, mentre Francesco Desogus del Movimento Cinque Stelle si attesta all’11,18 per cento.

Seguono Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) con il 3,35%, Mauro Pili (Sardi Liberi) con il 2,31%, Andrea Murgia (Autodeterminazione) con l'1,82% e Vindice Lecis (Sinistra Sarda) con lo 0,59per cento.

«Dalle politiche a oggi se c'è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd» ha detto il vicepremier Matteo Salvini. «Anche in Sardegna - ha aggiunto - , dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l'Abruzzo i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali. Grazie a tutti quelli che hanno deciso di darci fiducia». Salvini assicura che con il voto in Sardegna «non cambia nulla, il governo non è a rischio».

Lo aveva detto anche il vicepremier Luigi Di Maio: «Per il governo non cambia nulla», fuori da palazzo Chigi mentre il premier Giuseppe Conte, a margine del vertice tra l'Unione europea e la Lega degli Stati arabi a Sharm el-Sheikh, si limita a ricordare che «lo scrutinio reale è appena iniziato» e non è comunque il caso di «enfatizzare il ruolo delle elezioni regionali». L'esito del voto, ha spiegato Conte, «offrirà certamente spunti per il dibattito politico nazionale ma non ritengo che dagli esiti che saranno acclarati potrà derivare una qualche conseguenza sul Governo nazionale». Cauto ma soddisfatto invece il commento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio in quota Lega Giancarlo Giorgetti, che in trasferta a Londra spiega: «Noi andiamo avanti per la nostra strada, gli elettori ci premiano, se altri hanno qualche problema è giusto che decidano loro come risolverlo».

L'affluenza finale alle urne è stata pari al 53,77%: hanno votato 790.709 sardi sui 1.470.401 aventi diritto. Nelle precedenti consultazioni del 2014, l'affluenza era stata del 52,2 per cento. In leggero aumento, dunque, ma sempre bassa: quasi un sardo su due, in pratica, non è andato a votare.

Il verdetto finale delle urne, aperte per lo scrutinio fin alle 7 di questa mattina, si farà attendere: la Regione Sardegnarenderà noti i risultati soltanto in modo aggregato, con una modalità predefinita. In particolare, i Comuni che hanno da una a 10 sezioni forniranno il dato al termine delle operazioni (100% delle sezioni scrutinate), quelli che hanno tra le 11 e le 30 sezioni daranno i primi risultati quando si arriverà al 50% dello scrutinio, mentre per i Comuni più grandi, come i capoluoghi e la stessa Cagliari, il dato quando si arriverà al
25% delle sezioni scrutinate.

Secondo i primi exit-poll di ieri sera, su dati parziali, commissionati dalla Rai, dalle urne emergerebbe un testa a testa tra Solinas e Zedda. Il senatore e leader del Partito Sardo d'Azione sarebbe infatti vantaggio sul sindaco di Cagliari con una forchetta tra il 37 e il 41 per cento. Quella di Zedda sarebbe tra il 36 e il 40%, una differenza minima e tutta da verificare nelle prossime ore. Mentre risulterebbe staccato di parecchi punti il candidato presidente del Movimento 5 Stelle, Francesco Desogus, con una forbice tra il 13 e il 17 per cento.

Più netti i numeri, sempre in base ai primi exit poll elaborati sui dati parziali, per i voti di lista delle coalizioni che accrediterebbero la coalizione di centrodestra tra il 42 e il 46 per cento, mentre quella di centrosinistra tra il 28 e il 32. Mentre i 5 Stelle viaggerebbero tra il 14 e il 18 per cento. I pentastellati rimarrebbero il primo partito - entrando anche per la prima volta nel Consiglio regionale - ma nell'isola appena un anno fa alle Politiche del 4 marzo 2018 arrivarono addirittura al 42 per cento. Il Pd si attesterebbe in una forchetta tra il 13 e 17%, la Lega tra il 12 e il 16. Al momento la partita sembrerebbe circoscritta tra Solinas e Zedda. Speranze quasi a zero, sempre in base a questi exit poll parziali, per Desogus e per gli altri quattro candidati: l'ex parlamentare e già presidente della Regione nel 2001, Mauro Pili (Sardi liberi), Andrea Murgia con Autodeterminatzione, Paolo Maninchedda del Partito dei sardi e Vindice Lecis di Sinistra sarda.

Una partita nazionale
Tutto ciò in quadro di forte tensione politica dopo le nuove polemiche per le dichiarazioni del vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, che anche oggi ha rotto il silenzio elettorale. “Abbiamo vinto in Abruzzo, in Molise, a Trento, a
Bolzano. Oggi vinciamo in Sardegna e sarà una giornata storica per i sardi, ma per il governo non cambia niente. Si va avanti per cinque anni”, ha detto il ministro dell'Interno in un'iniziativa elettorale a Recco, in Liguria, scatenando
l'indignazione del candidato alle primarie Pd, Maurizio Martina: «Anche oggi Salvini viola il silenzio elettorale e se ne frega delle regole. Che vergogna. Deve proprio sentirsi tanto insicuro di quello che fa e che dice per arrivare a tanto».
Giornata carica di tensione anche per la “guerra del latte”.

La crisi del latte
Si temevano azioni di protesta da parte dei pastori. L'attenzione era massima, in tutta la Sardegna. Non ce ne sono state, ma di prima mattina si è registrato l'ennesimo assalto a un'autocisterna, sulle strade del Nuorese, che stava trasportando un carico di latte al caseificio Pinna di Thiesi (Sassari), una delle principali aziende del settore in Sardegna, che esporta pecorino in tutto il mondo. Due individui, armati di fucile, hanno costretto l'autista a fermarsi, scendere e gettare sull'asfalto tutto il latte. Alcuni pastori, invece, hanno preferito non andare a votare, restituendo la scheda elettorale come gesto di protesta.

La questione del prezzo del latte, piombata improvvisamente sulla campagna elettorale, non è ancora risolta. Per martedì il prefetto di Sassari e Nuoro, Giuseppe Marani, che è anche Commissario della filiera, ha convocato la prima riunione del tavolo tecnico per “la definizione di una metodologia relativa
ai prezzi finali dei prodotti correlando il prezzo del latte alle dinamiche del mercato del formaggio (Dop sarde)”, mentre dalla Procura arrivano i primi avvisi di garanzia per i manifestanti coinvolti in blocchi stradali o azioni di violenza.

© Riproduzione riservata