L’età media del primo ingresso nel mercato del lavoro per un giovane é di circa 22 anni; il contratto più utilizzato é quello a termine (50% delle assunzioni), ma più si fidelizza il rapporto con il datore di lavoro più chance si hanno di stabilizzarsi. Dopo un anno di impiego a tempo infatti la probabilità di transitare in un contratto stabile è del 42,8%, si sale al 49,5% passati due anni (su questo aspetto i paletti introdotti dal decreto dignità di certo non aiuteranno). I dati sono contenuti nel rapporto integrato sul mercato del lavoro 2018, realizzato da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, Anpal, presentato a Roma.
I lavori per i giovani
Ma quali lavori arrivano per primi per gli under29? Qui l’analisi è su dati 2017. Sono alloggio e ristorazione, trasporto
e altri servizi di mercato. Le professioni più frequenti sono: camerieri, commessi alla vendita, braccianti agricoli, lavori
esecutivi di ufficio. Oltre al contratto a termine, per inserire giovani si utilizza anche l’apprendistato (14%) e il lavoro
intermittente (12 per cento).
Tasso occupazione al top, ma distanti da Ue
Allargando lo sguardo, nel 2018, il tasso di occupazione ha sfiorato il 58,5%, un livello record per l’Italia, ma siamo lontanissimi
dalla media Ue15 (nel 2017 pari a 67,9% contro il 58% italiano). Certo, nel corso del 2018 c’è stato un aumento di occupati
a termine.
Sottoutilizzo della forza lavoro
Il rapporto evidenzia anche come nel 2017 circa un milione di lavoratori sarebbero stati disponibili a lavorare in più. Sono
invece oltre 5 milioni e mezzo gli occupati sovraistruiti, il 24,2% del totale. Il 18,8% di dottori di ricerca vivono e lavorano
all’estero. C’è anche un problema di sottoqualificazione. A dimostrazione come ci sia un reale e gigantesco problema di raccordo
tra formazione e mercato del lavoro, che va urgentemente affrontato.
Il nodo incentivi
Un ultimo aspetto interessante dello studio è il focus sugli incentivi occupazionali. L’unico sgravio che ha funzionato è
quello generalizzato e totale del 2015. Tutti gli altri, parziali o selettivi, hanno fatto flop. Un monito al governo. Visto
che nel 2019 sono in vigore solo esoneri parziali.
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