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Dossier | N. 49 articoli Connext Vision Business Networking

Partnership e reti: così si mette il turbo all’open innovation

Fabbrica intelligente. La rete dei Digital innovation hub ha il compito di agevolare la transizione verso lo smart manufacturing
Fabbrica intelligente. La rete dei Digital innovation hub ha il compito di agevolare la transizione verso lo smart manufacturing

«In tutta franchezza, ho partecipato con qualche scetticismo. Ma il risultato dei confronti B2B è stato positivo e credo che l’anno prossimo ci saremo ancora». Giancarlo Losma, imprenditore della componentistica delle macchine utensili, da Connext non ha portato a casa alcun nuovo contratto o commessa aggiuntiva. Non era questo del resto l’obiettivo. Il gradimento è infatti legato ad altro ed è un primo segnale della validità del modello messo in campo: un percorso costruito con l’obiettivo di accelerare l’innovazione aprendosi al mondo esterno, in uno schema che punta sul confronto, l’ampliamento del network, l’accesso a servizi e opportunità di sistema.

«Nessuno, e a maggior ragione le Pmi, - spiega il vicepresidente per la politica industriale di Confindustria, Giulio Pedrollo - può pensare oggi di innovare in modo indipendente e autonomo. Ma per battere la strada dell’open innovation servono confronti e contaminazioni. E il nostro obiettivo con Connext era proprio quello di mettere insieme diversi mondi e farli dialogare, presentando anche una serie di case history che potessero dare a tutti nuove suggestioni. L’evento di premiazione delle imprese innovative è stato in effetti tra i più seguiti, ho visto molte persone prendere appunti e ascoltare con attenzione le strategie adottate e i successi raggiunti. È stato un bel momento, che a mio avviso sintetizza lo spirito di Connext».

Strumento che si pone anche come ponte tra innovatori, aspiranti imprenditori e mercato. L’incubatore Digital Magics, ad esempio, ha creato in Connext un corner per consentire ai giovani di raccontare idee, modelli di business e obiettivi, oltre ad aver selezionato tra poco meno di 200 candidature la rosa di 40 startup tra cui il comitato tecnico di Confindustria ha individuato le 20 esperienze migliori. «Il valore dell’iniziativa - spiega l’ad di Digital Magics, Marco Gay - è quello di fare incontrare queste realtà con le imprese già strutturate. Mi pare che l’esperimento abbia funzionato, perché ha prodotto contenuti e soprattutto contatti. Che ora possono essere portati avanti e sviluppati».

La piattaforma Connext è anche un modo per sistematizzare le diverse iniziative e opportunità in campo a disposizione delle aziende, come la rete dei Digital innovation hub creata da Confindustria e già operativa sull’intero territorio nazionale, o il cluster Fabbrica intelligente. «Di rado capita di riuscire a mettere insieme l’intero nostro sistema- spiega il presidente del cluster, Gianluigi Viscardi - e devo dire che il riscontro è stato ottimo: al cluster si sono iscritte molte aziende da tutta Italia, dal Friuli alla Puglia. È stato un modo per raccontare alle imprese il ventaglio di opportunità, il nuovo ecosistema che sta avanzando. Che vede molte iniziative in campo, tra cui ora bisogna scegliere. La sfida, naturalmente è quella di dare continuità alla piattaforma». Attraverso cui è possibile informarsi anche sulle opportunità offerte dall’Europa, proposte e bandi non sempre noti alle imprese. Come ad esempio i grandi progetti di interesse comune europeo, tema già trattato a Connext e oggetto di un follow-up successivo.

«Il nostro obiettivo - spiega Daniele Finocchiaro, presidente del gruppo tecnico ricerca e sviluppo di Confindustria - è quello di diffondere conoscenza, in modo da favorire la costruzione di partenariati italiani che possano partecipare da protagonisti alle iniziative delle value chain strategiche europee. Le risorse in campo sono ingenti e dobbiamo fare in modo che le nostre imprese ne possano approfittare». Value chain come ad esempio cybersecurity, Iot o smart health, temi su cui le aziende italiane possono giocare un ruolo di primo piano.

Sfruttando anche le sinergie possibili con alcuni player globali delle nuove tecnologie, che di recente hanno siglato accordi quadro con Confindustria. Ad esempio Siemens, che mette a disposizione della rete dei Digital innovation hub il proprio centro tecnologico e applicativo di Piacenza, offrendo fino al 2020 in modo gratuito 100 giornate di formazione sulle tecnologie abilitanti di Industria 4.0. «Il nostro gruppo - spiega Giuliano Busetto, Country division lead delle divisioni Digital factory e Process industries&drives di Siemens Italia - è presente in modo diretto nei centri di competenza che nasceranno a Milano, Torino, Bologna ma abbiamo voluto fare un passo in più, mettendo a disposizione del sistema in modo gratuito il nostro centro già operativo a Piacenza. Lì abbiamo macchine funzionanti, non slide o presentazioni: è un modo per toccare con mano i benefici della digitalizzazione applicata ai processi. Potenzialmente puntiamo a coinvolgere 1.500 aziende».

Altra intesa strategica è quella biennale siglata nella formazione con Hp Italy, che mette a disposizione i propri esperti per 40 incontri annuali sul territorio all'interno della rete dei Dih. L’obiettivo è approfondire le soluzioni tecnologiche di design e produzione nella manifattura additiva. «Noi - afferma Tino Canegrati, ad Hp Italy - lavoriamo e collaboriamo da tempo con imprese e istituzioni italiane per rendere concreto il progetto di trasformazione digitale in atto. Questa intesa ci consentirà di mettere a disposizione la nostra esperienza e i nostri contenuti in ambito tecnologico per contribuire allo sviluppo di nuove competenze». Il link tra grandi aziende e Pmi è al centro del coinvolgimento in Connext di Leonardo, che con la propria rete di fornitura (in Italia gli acquisti valgono quattro miliardi di euro) ha avviato il percorso Leap 2020, un modo per rafforzare legami e creare partnership a monte. « Il bilancio è positivo - spiega il responsabile di procurement e supply chain Marco Zoff - e non solo perché molte aziende hanno ascoltato la relazione. Dopo l’incontro ho ricevuto decine di chiamate inattese, soprattutto da parte di realtà che non sono attualmente nella filiera Leonardo. Ad esempio soggetti della motor valley emiliana, che pur non collaborando con noi realizzano componenti e lavorazioni di altissima precisione con materiali innovativi, dunque aziende del tutto coerenti con il nostro mondo».

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