Il sindaco capitolino Virginia Raggi, il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti e il vice presidente dell’As Roma Mauro Baldissoni: il Tribunale ha dato via libera alla loro audizione, in qualità di testimoni, nel processo sul presunto «sistema» corruttivo dietro il progetto del Nuovo Stadio della Roma, una iniziativa immobiliare stimata in 120 milioni di euro voluta e organizzata dall’imprenditore Luca Parnasi. Una testimonianza che avrà ad oggetto l’influenza che avrebbe avuto Lanzalone sulla sindaca Raggi e gli accordi corruttivi per favorire Parnasi.
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Imputati: Lanzalone e Serini
Il processo è uno stralcio del principale. Alla sbarra risultano l’ex dirigente M5S e presidente di Acea (municipale che gestisce
la rete idrica di Roma) Luca Lanzalone e l’ex commissario giudiziale di Aamps (la municipalizzata di Livorno che si occupa
di igiene urbana) poi nominato dalla Raggi commissario straordinario dell’Ipa (Istituto di previdenza e assistenza dipendenti
di Roma Capitale), Fabio Serini. I due sono imputati per fatti separati ma connessi dalla presunta influenza che avrebbe avuto
Lanzalone sul primo cittadino di Roma, come sembrerebbe dalla lettura degli atti giudiziari. Perché – come si vedrà – Lanzalone
era uomo di «fiducia» della Raggi, in quanto diretta emanazione dei vertici pentastellati, che ne avevano apprezzato la presunta
competenza nella gestione commissariale – assieme proprio a Serini - dell’Aampd di Livorno. Per questo la Raggi decide di
affidare allo stesso Lanzalone la gestione dell’affare nuovo stadio della Roma. Ma andiamo per gradi.
La corruzione per lo stadio
Stando all’accusa, come formulata dal sostituto procuratore Barbara Zuin, Lanzalone risponde di corruzione. «Parnasi (…) prometteva
ed effettivamente erogava in favore di Lanzalone» numerosi incarichi professionali al suo studio Lanzalone&Partner. In cambio
Lanzalone avrebbe ceduto la sua funzione istituzionale «rilasciando informazioni sullo stato delle pratiche amministrative
in corso, partecipando alla delibera di conferma della dichiarazione di Pubblico interesse ed all’intero iter procedurale
relativo al nuovo stadio della Roma, interessandosi per l’acquisizione di un immobile presso il Business Park dello stadio
ove trasferire la sede Acea». L’accusa, dunque, ha una specificità tutta penale: la presunta corruzione. Tuttavia presenta
un aspetto di non poco conto, che attiene ai rapporti politici. Il suo ruolo nella gestione del progetto dello stadio era
dovuto al rapporto con la Raggi e all’influenza che – a quanto pare – avrebbe esercitato sulla stessa. E così, infatti, che
si arriva alla seconda accusa, quella relativa a Serini.
La presunta influenza sulla Raggi
Serini è accusato di corruzione per la funzione e millantato credito. Nel primo capo d’imputazione si legge che «nella sua
qualità di commissario giudiziale nominato (…) nella proceduta per il concordato preventivo della Aamps di Livorno riceveva
per l’esercizio della sua funzione, da parte di Lanzalone (…) utilità consistite nell’intervento presso il sindaco Virginia
Raggi per la sua nomina quale commissario straordinario dell’Istituto di previdenza e assistenza dipendenti di Roma e per
la proroga di detta nomina alla scadenza annuale». Non solo: perché Lanzalone, «sfruttando la sua relazione esistente con
Virginia Raggi», si «faceva indebitamente dare da Serini, a titolo di prezzo della mediazione illecita finalizzata a ottenere
la nomina del Serini quale commissario straordinario dell’Ipa e la proroga di detto incarico, un vantaggio patrimoniale consistente
nell’attribuzione allo studio Lanzalone&Partner di più incarichi professionali (almeno due)».
L’audizione di Baldissoni
L'audizione di Baldissoni atterrà ai rapporti che aveva con gli indagati, in particolare con Lanzalone e Parnasi. C’è un verbale
di quest’ultimo, in cui bene si chiarisce il ruolo del vice presidente della As Roma. I pm chiedono a Parnasi di Lanzalone
e del suo ruolo come «dirigente di fatto» con delega all’affaire Stadio. Parnasi risponde: «Di fatto, con fasi alterne, Lanzalone
ha sempre mantenuto questo ruolo. Era un soggetto che godeva di una fortissima credibilità ed aveva una significativa autorevolezza
e quando c’era un problema Caporilli e Contasta, miei collaboratori che seguivano l’uno la parte tecnica l’altro la parte
amministrativa, sollecitavano sempre a me o Baldissoni di richiedere l’intervento di Lanzalone che era in grado di influire
sulle scelte del Comune».
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