Una riduzione del numero di navigator da far assumere da Anpal servizi, dai 6mila iniziali a circa 3.500-4mila. E, contestualmente, un piano specifico sui servizi per il lavoro, coinvolgendo le Regioni, in cui dettagliare compiti e modalità di inserimento dei navigator nei centri per l’impiego. A cui aggiungere, dal 2021, la possibilità per gli enti territoriali di poter aumentare la dotazione organica fino a complessivi 7.600 operatori, da destinare ai centri per l’impiego (incluse le stabilizzazioni già previste dal piano di rafforzamento del 2015).
È quanto prevede l’ultima versione della bozza di proposta che il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, illustrerà lunedì ai rappresentanti delle regioni, convocati nel primo pomeriggio al dicastero di Via Veneto per cercare di sbloccare il negoziato in corso da mesi. Resta da vedere se questa ulteriore bozza di proposta riuscirà a convincere i rappresentanti delle Regioni che lunedì si riuniranno in serata in seduta straordinaria, per confrontarsi il giorno dopo con il governo in sede di Conferenze Unificata e di Stato-Regioni, convocate per esprimere un parere sul decretone all’esame delle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera.
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Le distanze tra le parti sono sintetizzabili in tre punti. Primo: per le regioni (che controllano i Cpi) sulla materia serve un’intesa forte e non basta esprimere solo un «parere», come ha previsto il governo nel decretone. Secondo: l’esecutivo punta a far assumere un contingente di navigator da Anpal servizi (6mila nel piano originario) con contratti di collaborazione biennale, dopo aver superato una selezione per test e colloqui. Ribatte l’assessore al Lavoro del Lazio, Claudio Di Berardino: «È un’invasione di campo su competenze che sono proprie delle Regioni». Che sono disponibili a far entrare nei Cpi un numero di gran lunga inferiore di tutor assunti da Anpal servizi per attività di supporto (circa un migliaio), e chiedono di poter assumere la quota restante a tempo indeterminato con le risorse messe a disposizione dal governo, attraverso procedure concorsuali.
Terzo: le regioni chiedono di semplificare le procedure concorsuali nel decretone, per poter attingere alle graduatorie a scorrimento, per sbloccare l’ingresso dei 1.600 nuovi operatori previsti dallo scorso governo (con contratto a termine perchè finanziati da fondi europei), e dei 4mila da assumere con contratto a tempo indeterminato, attraverso il meccanismo previsto dalla manovra 2019. «Con le semplificazioni procedurali potremmo assumerli in 4-5 mesi», sostiene la coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro, Cristina Grieco.
Lo sblocco di questo negoziato è importante, considerando che nella seconda decade di maggio i primi percettori del reddito di cittadinanza dovranno recarsi obbligatoriamente nei centri per l’impiego per firmare il Patto per il lavoro ed essere avviati ai percorsi di inserimento occupazionale.
Passando al bilancio dell’avvio delle procedure per ottenere il reddito di cittadinanza, sono 122mila le domande giunte a Poste italiane nei primi 4 giorni. Le prime cinque regioni per numero di richieste sono la Campania, la Lombardia, la Sicilia, il Lazio e il Piemonte. Anche la Consulta dei Caf ieri ha fornito un aggiornamento dei dati: ai loro 10mila sportelli si sono rivolti in circa 219mila, tra le domande già sottoscritte e gli appuntamenti confermati per i prossimi giorni.
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