Non è più il martedì ma la domenica il giorno giusto per prenotare un volo, a patto che il viaggio inizi di giovedì o venerdì. Mentre per gli alberghi, il momento più indicato per cliccare è il venerdì. Questi alcuni dei risultati del “2019 Travel Pricing Outlook”, la quinta edizione dello studio di Airlines Reporting Corporation ed Expedia Group sui trend globali dei viaggi aerei: un report costruito sui dati di ARC, forti di uno storico con qualcosa come due miliardi di voli. Secondo l’analisi dei big data, il momento migliore per acquistare un volo è entro tre settimane della partenza, con la scommessa dell’occasione “last minute” che si conferma illusoria e costosa.
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Lo studio rivela inoltre che se si “allunga” un viaggio di lavoro includendo il sabato notte, in tre quarti dei casi si risparmia sul costo complessivo di volo e albergo. «Le opportunità di risparmio per chi estende al week-end un soggiorno iniziato a metà settimana rappresenta una novità importante per i viaggiatori», sottolinea Chuck Thackston, direttore del settore data science di Airlines Reporting Corporation. Secondo lo studio i risparmi dei soggiorni “sabato incluso” possono arrivare fino al 25% del prezzo.
Il report di ARC ed Expedia sottolinea anche come le strategie di prezzi dinamici delle compagnie aeree abbiano portato i viaggiatori a restare incollati a lungo al web. «La ricerca dimostra come alcuni turisti effettuino fino a cinquanta ricerche internet prima di decidere quale volo prenotare», spiega Greg Schulze, vicepresidente del Gruppo Expedia.
Per compagnie aeree che devono fare i conti con margini sempre più ridotti, la raccolta e l’analisi dei big data risulta sempre più cruciale per riuscire a restare profittevoli nell’epoca dei voli low cost e della concorrenza serratissima tra vettori. Buona parte delle compagnie aeree raccoglie e analizza dati come il numero di volte in cui un cliente ha cercato un volo prima di prenotare, quale metodo di pagamento ha usato e se ha scelto opzioni “upgrade”.
L’analisi dei big data è preziosa perché permette ai vettori di effettuare operazioni di “cross selling”, ossia di vendere servizi aggiuntivi (hotel, auto a noleggio, assicurazioni, bagagli aggiuntivi). È quello che per esempio fa regolarmente Ryanair, nel suo obiettivo di diventare l’“Amazon dei cieli” vendendo un po’ di tutto (alberghi, noleggi auto, assicurazioni) su un’unica piattaforma. Come spiegano i marketing manager del vettore irlandese, l’utilizzo dell’account MyRyanair da parte del cliente permette alla compagnia aerea di proporgli prodotti e servizi personalizzati.
I prezzi dinamici con cui abbiamo a che fare oggi diventeranno sempre più rapidi e sofisticati. Abheer Kolhatkar, cofondatore di Migacore, società di analisi che combina i big data raccolti dalle compagnia aeree con quelli di altre fonti come i social media, parla di prezzi che in futuro cambieranno quasi in tempo reale. Anche se in realtà la nuova frontiera digitale dei viaggi aerei si chiama blockchain. Secondo IAG (l’alleanza tra British e Iberia), una “catena di blocchi” condivisa e sicura è una priorità fondamentale per il futuro dei vettori, al punto che il gruppo anglo-spagnolo ha lanciato un acceleratore per le start up tecnologiche del settore, con la tedesca Lufthansa che a sua volta sta lavorando sul fronte blockchain.
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