Anche la Basilicata è passata al centro-destra. Pure qui ha prevalso la voglia di cambiamento dopo un quarto di secolo di governi di centro-sinistra. L’aumento della partecipazione elettorale dal 47,6% delle precedenti amministrative al 53,5 di ieri ne è una conferma indiretta. Così come il fatto che il nuovo presidente della regione sia una figura anomala, un ex alto ufficiale della guardia di finanza a guidare un governo regionale. Per Silvio Berlusconi, che lo ha scelto, è un successo che compensa parzialmente il risultato negativo di Forza Italia. Infatti il suo partito che aveva ottenuto il 12,6 alle politiche dell’anno scorso e il 12,3 alle regionali del 2013 si è fermato al 9,1.
All’interno del centro-destra il vincitore indiscusso è la Lega di Matteo Salvini. Quella Lega Sud che anche in questa parte del Paese ha scavalcato Forza Italia, come aveva già fatto l’anno scorso la Lega Nord nelle regioni settentrionali. Con il suo 19,1 per cento ha mancato di poco il sorpasso sui Cinque Stelle che ne avrebbe fatto il primo partito in regione, come invece è successo in Abruzzo. Dopo il 27,5% ottenuto in Abruzzo e l’11,4 in Sardegna, si può dire che la Lega di Salvini sta portando avanti con successo la sua strategia sudista a spese sia di Forza Italia che del M5S.
Il centro-sinistra ha perso male. Con il suo 33,1% però resta il secondo polo del sistema partitico lucano, pur essendo sceso di quasi 30 punti percentuali rispetto alle precedenti regionali. È stato così anche in Abruzzo e Sardegna (ma non in Molise). Tutto sommato in Basilicata è andata meglio in termini di distacco dal centro-destra: solo otto punti invece dei 15-17 registrati in Abruzzo e Sardegna.
Per il M5S si tratta della quarta sconfitta consecutiva nelle regioni del Sud in cui si è votato dopo le politiche dell'anno scorso. È cosa nota che a livello locale il M5S non è competitivo. È vero che, rispetto alle regionali precedenti, ha registrato un aumento significativo ed è altrettanto vero che è il primo partito in regione. Ma non si può non tener conto che soltanto un anno fa aveva preso il 44,4%contro il 20,3 di ieri.
L’indicatore più adatto per misurare il rendimento del Movimento è il rapporto tra i suoi voti alle politiche e quelli alle regionali. In altre parole, si tratta di calcolare il tasso di conversione tra voto politico e voto amministrativo. Usando questo indicatore si vede che in Basilicata è andato male ma non tanto quanto in Sardegna. Lì era riuscito a convertire solo il 26% dei voti presi alle politiche. In Basilicata siamo intorno al 50%, più o meno come in Abruzzo. In Molise invece era andata molto meglio. Pur non riuscendo a vincere, il tasso di conversione era stato dell’86 %. Anche questo confronto ci aiuta a capire che il M5S sta effettivamente scontando una perdita di consensi che non è legata solo al tipo di consultazione, ma proprio alla perdita di empatia con una parte dell’elettorato che lo aveva votato il 4 marzo 2018.
Come dimostra l’analisi dei flussi elettorali a Potenza il centro-destra non avrebbe vinto senza un massiccio spostamento di voti a suo favore provenienti da coloro che avevano votato il Movimento alle politiche dello scorso anno. Per quanto siano flussi molto parziali, sono tuttavia indicativi di quanto sta succedendo. I Cinque Stelle che in passato prendevano voti da tutti, adesso li restituiscono a tutti, compreso - come si vede nel grafico - il centro-sinistra. Lo stesso fenomeno era successo nelle altre regioni.
Dopo la Basilicata ci sono le europee. E dopo le europee chissà. Continuano a circolare voci di crisi e di elezioni anticipate. Per Lega e Cinque Stelle la continuazione dell’attuale governo ha costi e benefici. Quale sia il saldo saranno Salvini e Di Maio a deciderlo dopo le europee. Noi ci limitiamo a dire due cose, alla luce dei risultati nelle tre regioni del Sud dove si è votato in questi mesi. Oggi si sono create le condizioni perché nuove elezioni politiche diano un risultato diverso da quello dell’anno scorso. L’evidente declino del M5S in generale, e al Sud in particolare, e la ritrovata competitività del centro-destra in questa zona del Paese rendono probabile una maggioranza assoluta di seggi per questo schieramento. La seconda osservazione riguarda la Lega: nonostante abbia raddoppiato o addirittura triplicato i suoi voti al Sud, per vincere a livello nazionale non può fare a meno dell’alleanza con Forza Italia (oltre che con Fratelli d’Italia). Né più né meno di quanto accade a livello locale. Quindi, Di Maio o Berlusconi? Per Salvini hic Rhodus, hic salta.
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