La partita per l’Europa è appena cominciata. E il raduno con i sovranisti, organizzato da Matteo Salvini lunedì a Milano, aiuta a capire in che direzione si muoverà il leader della Lega. Il vicepremier bolla come «surreali fake news», le presunte polemiche sulla mancata partecipazione di Viktor Orban, Marine Le Pen e degli austriaci del Partito della libertà (Fpoe). «Se uno non è stato invitato non viene», chiosa Salvini rassicurando allo stesso tempo sugli ottimi rapporti con il premier ungherese e la presidente del Rassemblement national:. «Orban l’ho sentito al telefono nei giorni scorsi e Marine la vedrò domani (oggi ndr)». Eppure la mancata presenza di alcuni dei partiti e dei principali leader sovranisti non può essere sottovalutata.
Il leader della Lega sta giocando una partita tutta sua che punta a riproporre in Europa la strategia vincente adottata in Italia: quella del doppio forno che gli ha permesso di presentarsi alle elezioni con Berlusconi e Meloni e il giorno dopo di allearsi con Di Maio per dar vita al Governo. L’obiettivo è avere un ruolo negli equilibri di Strasburgo e Bruxelles che si dermineranno dopo il voto del 26 maggio. Perché la Lega ora è un partito di Governo e ha quindi bisogno di alleati in grado di sostenere le sue ragioni dentro e fuori la Commissione europea. Per questo a gennaio è volato a Varsavia da Aleksander Kaczynski, presidente del Partito nazionalista euroscettico (Pis) che governa la Polonia e che guida i Conservatori e riformisti, il terzo gruppo parlamentare a Strasburgo in cui recentemente è approdata anche Giorgia Meloni con Fdi. E dove probabilmente si iscriveranno anche i nazionalisti spagnoli di Vox e i Democratici svedesi che assieme alle attuali 18 delegazioni compenseranno l’uscita dei Tories.
Salvini a Kaczynski ha proposto un’alleanza per la costituzione di un nuovo gruppo sovranista ma il leader polacco gli ha risposto «no grazie». Tra le ragioni del rifiuto anche la vicinanza alla Le Pen che per Kaczynski è impraticabile perché ritenuta troppo vicina a Putin .. Dopo il 26 maggio arriverà la scelta. Ed è probabile che se i numeri consentiranno un Governo di destra dell’Europa con il Ppe, Salvini non si tirerà indietro e lascerà i vecchi alleati per i nuovi come in Italia.
L’appuntamento di lunedì è comunque solo «il primo passo»,sottolineano i leghisti mentre dal M5s attaccano parlando di «flop» per il manacato arrivo a Milano dei leader sovranisti. Se la gode anche Giorgia Meloni che con Raffaele Fitto, vicepresidente del gruppo dei Conservatori riformisti, ci tiene a far sapere a Salvini che di un’alleanza con i sovranisti «ne parleremo dopo il voto». La leader di Fdi è convinta di superare lo sbarramento del 4% e punta ad attrarre anche i voti dei delusi della Lega. Non a caso la sua campagna elettorale partirà il 13 e 14 aprile da Torino, dove si vota anche per la Regione.
Nel frattempo il leader della Lega non perde occasione per rivendicare i successi conseguiti dal Viminale in particolare sul fronte dei migranti. Lo ha fatto anche ieri a Parigi in occasione del G7 dei ministri dell’Interno. Un’occasione utile anche per ricucire i rapporti con il governo francese e in particolare con il suo omologo Christophe Castaner, dopo le polemiche per l’appoggio del M5s ai Gilet gialli.
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