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8/10 Il decreto Crescita 2019: arriva il contrassegno di Stato per il Made in…

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    APPROVATO «SALVO INTESE»

    Dalle multe all’Imu sui capannoni, ecco le novità del decreto crescita

    Alla fine il via libera del governo, dopo un acceso Consiglio dei ministri durato oltre tre ore, è arrivato. Ma quello al decreto crescita è stato un via libera «salvo intese», il che significa che il testo non è definitivo ma subirà modifiche e integrazioni. Un articolato, quello del provvedimento su cui punta l'esecutivo giallo verde per rilanciare una crescita al palo, che ha imbarcato undici nuove norme presentate dallo Sviluppo economico, acquisendo la parvenza di una “decreto omnibus”. Cinquanta disposizioni in tutto, che spaziano dal pacchetto fiscale, con il ritorno dei superammortamenti e dall'aumento progressivo della deducibilità dall'Ires e dall'Irpef dell'Imu pagata per i capannoni alle tutele per il Made in Italy, dal prestito ponte di Alitalia agli incentivi per il rientro dei cervelli, all'immunità limitata a manager e commissari dell'Ilva. Il decreto ha perso il dossier più delicato: quello sui rimborsi ai risparmiatori, rinviato alla prossima settimana. Ecco alcuni dei punti principali del provvedimento.

    8/10 Il decreto Crescita 2019: arriva il contrassegno di Stato per il Made in Italy

    L'utilizzo dell'emblema dello Stato in congiunzione con la dizione «made in Italy» è vietata. L'unico caso consentito è il contrassegno statale che le imprese potranno scegliere volontariamente di usare per proteggersi da contraffazioni o dal fenomeno dell'italian sounding. Il contrassegno però, con modalità che dovrò definire il ministero dell'Economia con successivo provvedimento, sarà a pagamento. Varrà esclusivamente per vendite nei mercati extra Ue. Con decreto ministeriale sarà istituito anche un lodo dei «marchi storici di interesse nazionale» che le imprese registrate potranno usare per finalità commerciali e promozionali. Al tempo stesso si prevede di incentivare i consorzi nazionali che operano nei mercati esteri per assicurare la tutela dell'originalità dei prodotti italiani, inclusi quelli agroalimentari, venduti all'estero, con un'agevolazione pari al 50% delle spese sostenute per la tutela legale dei propri prodotti colpiti dall'italian sounding (fino ad un importo massimo annuale per beneficiario di 30mila euro).

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