Il primo monitoraggio Inps sulla maggiore spesa per pensioni innescata da “quota 100” e le altre misure previdenziali non darà particolari grattacapi al governo. Lo assicura il direttore generale, Gabriella Di Michele, che con il commissario Pasquale Tridico ha chiuso la Nota di variazione al bilancio 2019 che incorpora 10,6 miliardi di maggiori trasferimenti dello Stato (quest’anno si arriva a un totale di 117,7 miliardi) proprio per finanziare le nuove pensioni anticipate e il Reddito di cittadinanza.
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Di Michele (dg Inps): «Primi segnali incoraggianti»
«Dal nostro coordinamento statistico - spiega Di Michele - ci arrivano segnali incoraggianti. Guardando alle prime pensioni
entrate in pagamento ad aprile dovremmo essere in linea con le previsioni di spesa». Ai primi di maggio Inps comunicherà al
ministero del Lavoro e al Mef i dati sulla prima spesa prospettica «e siccome secondo i nostri calcoli - continua la Dg -
dovremmo aver mandato in pagamento, in quei giorni, le prime 50mila pensioni con quota 100, per questo quel primo dato sarà
significativo». Gli altri due momenti clou del monitoraggio mensile sono attesi i primi di settembre, quando ci saranno i
numeri sul primo blocco del pubblico impiego che esce con la finestra del 1° agosto, e ottobre, con le cifre sui circa 47mila
nuovi pensionamenti del comparto scuola.
I pensionati con «quota 100»
Vale ricordare che secondo la relazione tecnica al decreto 4/2019 (ora legge 26/2019) quest’ anno dovrebbero pensionarsi con
“quota 100” circa 290mila lavoratori aggiuntivi rispetto a quelli che usciranno con i canali tradizionali: 100mila dal settore
pubblico, 102mila dai dipendenti privati e 88mila tra i lavoratori autonomi. Mentre la maggior spesa per le sole pensioni
dovrebbe rispettare il limite dei 3,8 miliardi quest’anno, per poi salire a 7,9 miliardi nel 2020 e 8,3 nel 2021. In caso
di sforamento non ci sarà un taglio delle prestazioni, come previsto per il Reddito di cittadinanza, ma un “travaso” dai due
fondi attivati con la legge di Bilancio. «Anche se le domande del settore pubblico in questi primi mesi ci sono sembrate maggiori
delle attese non ci sarà un problema di sostenibilità – aggiunge Di Michele – anche perché sul fronte delle entrate i dati
sono buoni: nel 2018 abbiamo avuto un aumento del 3,7% dei contributi dal settore pubblico, mentre il flusso di entrate dal
settore privato ha segnato un +6,7% in marzo».
Le entrate attese
La Nota di variazione di Bilancio 2019 inviata al Consiglio di indirizzo e vigilanza prevede 10 miliardi in più di accertamenti
(entrate attese), che salgono a 433,5 miliardi, mentre le uscite crescono di 8,6 miliardi (c’è un calo di spesa in conto capitale
di un miliardo) a 433,7 miliardi.
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