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Nel Def le pagelle della spending review 2018: ecco dove i ministeri hanno fallito sui tagli

L’azzeramento del contributo alle regioni per il contrasto al randagismo, a carico del ministero della Salute. I fondi all’Anas per i servizi di linea effettuati tra lo scalo di Crotone e i principali aeroporti nazionali, di competenza del dicastero delle Infrastrutture e trasporti. O la riduzione della spesa per le commissioni straordinarie nominate per gli enti disciolti, gestita dal Viminale. Sono solo alcuni degli oltre venti casi in cui la spending review per il 2018 ha, quanto meno parzialmente, fallito o sta per fallire, magari semplicemente per il ripensamento dell’attuale governo che con l’ultima legge di bilancio ha deciso di ripristinare alcune voci di spesa per le quali era prevista una riduzione dall’ultima manovra targata Gentiloni.

Quella stessa manovra che, ai fini dell’indebitamento della Pa, per il triennio 2018-2020 aveva previsto un taglio strutturale di un miliardo l’anno a carico dei ministeri. Che è stato sì sostanzialmente centrato, ma anche grazie ad alcune “toppe” in sede di “assestamento” per colmare più di una lacuna e le tante criticità emerse nel comportanento dei dicasteri. E registrate nelle “pagelle” che sono contenute nell’apposita relazione sul monitoraggio degli obiettivi di spesa dei ministeri allegata al Def approvato martedì scorso dal Governo.

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La partita sulla spending review
Proprio il Documento di economia e finanza appena varato punta molto su una nuova fase di revisione della spesa da far scattare già con la prossima legge di bilancio. Il Programma nazionale di riforma (Pnr), che è parte integrante del Def, già quantifica in 2 miliardi i tagli da far scattare nel 2020 e prevede di far salire l’asticella a 5 miliardi nel 2021 e a quota 8 miliardi l’anno successivo. Lo stesso Def autorizza la trasformazione in riduzione di spesa permanente per quest’anno dei 2 miliardi destinati ai ministeri che erano stati congelati fino a giugno dall’ultima manovra per garantire Bruxelles sul rispetto dei target di finanza pubblica concordati alla fine del 2018.

Le pagelle dei ministeri
La relazione sul monitoraggio della “spending 2018” parla chiaro: in tutto sono oltre una ventina gli interventi per i quali «gli obiettivi di risparmio corrispondenti non sono stati interamente conseguiti nel 2018» e «hanno trovato compensazione tramite riduzioni a carico di altre voci del bilancio». Interventi che riguardano quasi tutti i dicasteri, compreso quello dell’Economia che ha mostrato qualche difficoltà , come quella legata alla razionalizzazione degli affitti per i locali degli uffici centrali e periferici. Il ministero del Lavoro, ad esempio, per i prossimi anni mancherà l’obiettivo di riduzione del fondo nazionale per le politiche sociali perché è stato rifinanziato dall’ultima legge di bilancio. Anche per la Difesa potrebbe essere a rischio da quest’anno l’obiettivo di contenimento delle uscite sul versante del rientro dei debiti pregressi e della riduzione della spesa per consumi energetici dell’Arma dei Carabinieri. Tra le varie “criticità” riscontrate anche la riduzione del fondo faunistico-venatorio di competenza del ministero delle Politiche agricole e la razionalizzazione delle spese per consumi energetici di alcune direzioni generali del ministero dei Beni e delle attività culturali.

Gli affezionati ai “tagli lineari”
Nonostante le misure varate con la manovra per il 2018 fossero state collocate nel solco della revisione della spesa, resa vincolante dalla riforma del bilancio approvata nel 2016, c’è chi non ha resistito all’antico fascino dei tagli lineari. È il caso dei ministeri dell’Istruzione e dei Beni culturali, mentre la relazione evidenzia che il ministero degli Affari esteri ha optato per una stretta di tipo semi-lineare. Sempre nel dossier si afferma che «in pochi casi le amministrazioni hanno dato conto degli effetti realizzati sul servizio erogato o hanno fornito i dati di natura finanziaria individuati come parametri utili a svolgere il monitoraggio secondo gli impegni stabiliti negli accordi interministeriali».

Il quadro delle criticità della spending rewiew 2018

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