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121 morti e 561 feriti negli scontri in Libia. Domani bilaterale…

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l'offensiva su tripoli

121 morti e 561 feriti negli scontri in Libia. Domani bilaterale Italia-Quatar

Non si fermano in Libia gli scontri armati alle porte della capitale, Tripoli, tra le forze fedeli al governo nazionale di Fayez al-Sarraj, sostenuto dal Qatar, e quelle del maresciallo Khalifa Haftar, appoggiato dall'Arabia saudita e dall'Egitto. Haftar oggi è volato al Cairo per un faccia a faccia sulla situazione nel paese con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, suo sponsor politico per le campagne contro gli islamisti a Bengasi, Derna e in altre parti della Libia.

Secondo il bilancio aggiornato dell'Organizzazione mondiale della sanità il numero dei morti nella zona di guerra vicino a Tripoli è salito a 121, a 561 quello dei feriti, mentre si registrano più di 8mila sfollati. Per il presidente dell'Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) Foad Aodi, anche consigliere dell'Ordine dei medici di Roma, dal 5 aprile, quando è iniziata l'offensiva in Libia occidentale di Haftar, la guerra civile in corso ha provocato la morte di 28 bambini, mentre altri 200 risultano feriti.

In questo scenario, l'Italia, che esclude ogni ipotesi di impegno militare diretto, rilancia la sua azione diplomatica puntando sul coinvolgimento dei Paesi arabi indirettamente coinvolti nella crisi libica. Domani pomeriggio il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammmed Bin Abdulrahman Al Thani, influente membro della famiglia reale dell'emiro Tamim Al Thani sarà a Roma per un incontro bilaterale con il premier Giuseppe Conte. Che propone per l'Italia «un ruolo di facilitatore» nel processo di stabilizzazione e pacificazione nel paese nordafricano. «C'è serio e concreto rischio di una crisi umanitaria» - ha detto ieri a Bari - se ci sarà, «l'Italia saprà affrontarla», anche grazie alla cabina di regia sulla Libia aperta h24 a Palazzo Chigi. Sempre domani potrebbe atterrare a Roma anche il vicepresidente del Consiglio presidenziale del governo di Tripoli, Ahmed Maitig, uno degli uomini forti del presidente Serraj, esponente di Misurata, la città libica più potente a livello militare.

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