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Addio a Massimo Bordin, la voce acuminata di Radio radicale

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GIORNALISMO

Addio a Massimo Bordin, la voce acuminata di Radio radicale

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

«La voce più importante, bella e autorevole di Radio radicale» se ne è andata. La notizia della morte di Massimo Bordin, scomparso a Roma a 67 anni, è stata data in diretta dalla sua radio, l’emittente in cui aveva cominciato a lavorare nel 1979 (direttore Lino Jannuzzi, caporedattore Marco Taradash). Lui stesso l’aveva guidata per 19 anni (fino al 2010) continuando a condurre una rassegna stampa seguitissima e apprezzata, “Stampa e regime”. Un appuntamento con la lettura dei quotidiani, fatta anche di giudizi secchi e taglienti, che era riuscito a rispettare fino al 1° aprile nonostante la grave malattia che lo aveva colpito. «In questi giorni siamo stati sommersi alle richieste degli ascoltatori che ci chiamavano per avere sue notizie» ha raccontato il direttore Alessio Falconio che ha poi spiegato: «Massimo era malato da tempo e aveva chiesto di poter vivere e lottare contro questa malattia nel massimo riserbo, abbiamo rispettato questa sua scelta». La radio gli ha reso subito omaggio trasmettendo il Requiem di Mozart, musica che precedeva la sua trasmissione.

Una triste notizia che arriva nel momento più delicato per la radio legata ai Radicali che trasmette dal 26 febbraio 1976. Il 21 maggio scade la convenzione per la trasmissione delle attività istituzionali (le sedute parlamentari) che il Governo, come confermato lunedì dal sottosegretario all’Editoria Vito Crimi (M5S), non ha intenzione di rinnovare. Si tratta di un finanzamnto di 8 milioni di euro. C’è poi un secondo contributo da 4 milioni di euro per l’editoria in qualità di «impresa privata che ha svolto attività di interesse generale» che si esaurirà il prossimo anno. «Impegnarsi a scongiurare la paventata chiusura di Radio radicale salvaguardando così il pluralismo dell’informazione, sarà il miglior modo per ricordare Massimo Bordin e testimoniare il valore della sua esperienza» è l’appello del presidente del Senato Elisabetta Casellati.

Per anni spalla di Marco Pannella nella fluviale conversazione domenicale con lo storico leader radicale morto nel 2016, Bordin era la voce (roca per il gran fumare e con accento romano nonostante il cognome di origine veneta) più conosciuta e insieme autorevole della radio, come dimostrano le numerose testimonianze di cordoglio subito arrivate dal mondo politico. Bordin aveva diretto Radio radicale dal 1991 e nel 2010 aveva deciso di dimettersi per divergenze con Pannella sulla linea editoriale. Anche di questo si discusse in diretta radiofonica con un confronto di quasi due ore («Ti sei preso una responsabilità politica molto grave» lo accusava Pannella, «mi dispiace che la cosa si sia conclusa così. Nel tuo argomentare c’è una parte ingenerosa perché mi dai del disertore. Gridi al momento gravissimo, ma lo fai sempre. Non ho mai preteso né chiesto nulla» la replica dell’ormai ex direttore). Bordin aveva però continuato a condurre la rassegna stampa, inventata anni prima da Taradash.

Aveva anche una rubrica sul Foglio dal titolo “Bordin line” e nel 2014 scrisse con lo storico Massimo Teodori il libro “Complotto! Come i politici ci ingannano” (Marsilio). Nel 2009 gli era stato assegnato il Premiolino, il più antico premio giornalistico in Italia, con una motivazione che descrive bene le sue capacità di analisi e lettura delle vicende della politica e della giustizia: «Il collega che da anni ci sveglia ogni mattina con le sue puntuali, professionali e graffianti rassegne stampa, cesellando i fatti con opinioni di rara acutezza libertaria». Di sé, invece, Bordin fornì un raro autoritratto in un’intervista al «Venerdì di Repubbllica» che suona oggi come il migliore epitaffio: «Mi piace la sintassi, la prosa più che la poesia, il liberalsocialismo, Calamandrei, Salvemini ma anche Marx che è il mio primo amore e, nel partito, sono allievo di Roccella, Teodori, Jannuzzi, Panebianco e poi, quando finalmente arrivò, di Leonardo Sciascia». Con lo scrittore siciliano avevano una passione comune: le sigarette Chesterfield.

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