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Dossier | N. 47 articoli Climate change

Greta a Roma, l’appello a combattere per il clima conquista la piazza

«Tra 11 anni il cambiamento climatico sarà irreversibile. Molti di noi possono comprare più di quello di cui hanno bisogno. Ma l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno è un futuro». E ancora. «Noi non siamo quelli che hanno creato questa crisi. Noi siamo nati in questo mondo dove c'è un'emergenza ignorata, e abbiamo deciso di agire, perché siamo stufi delle bugie e delle promesse non mantenute. Se nessuno fa qualcosa saremo noi a lottare per avere un futuro».

Pantaloni viola e maglia a righe, il cartello con la scritta “sciopero per il clima” in svedese, quando Greta Thunberg comincia a parlare in inglese sul palco (con impianto di amplificazione in parte alimentato da un generatore di 120 biciclette) sono quasi le 13.30. E su piazza del Popolo, piena solo a metà (gli organizzatori parlano di 25mila partecipanti, la questura di 3.500) scende il silenzio. Un silenzio quasi religioso. Nessuno dal palco la traduce. Ma i suoi «ragazzi» mostrano di capire lo stesso, e applaudono in continuazione.

Fino a quel momento si sono alternati sul palco giovani attivisti del movimento Fridays for Future. Appelli, “daje tutta”, proclami. I toni vanno
dall'assemblea studentesca al centro sociale, con invettive che spaziano dai sussidi alle fonti fossili al no ai privati nelle università, alla lotta al sistema capitalistico basato sul profitto. Molto già visto, molto già sentito. Folla distratta. Ma la cerimonia deve essere officiata. Ogni esponente di ogni realtà territoriale deve dire la sua. Ognuno deve assaporare il brivido dei suoi 5 minuti di irripetibile notorietà “rubata”, prima di lasciare il palco all’unica persona per la quale in tanti si sono radunati. Sul palco si aggira anche Gianfranco Mascia, ex animatore dei comitati BoBi (Boicotta il Biscione), dei Girotondi e del Popolo Viola, oggi addetto stampa dei Verdi e del movimento Fridays for Future. Una folla così non la vede da anni. E fa foto.

Ma quando parla Greta tutto cambia. Gli sguardi e i cellulari sono tutti puntati su di lei. Scandisce le parole. Il tono è rilassato ma deciso. Il tono di una persona completamente focalizzata su un obiettivo: la lotta al cambiamento climatico. E un po’ ti spieghi come una ragazza di 16 anni sia riuscita a mobilitare milioni di persone nel mondo con i suoi scioperi della scuola per il clima”. «L’umanità è a un bivio - dice - non ci sono politiche specifiche da adottare nei vari Paesi, perché il problema di fondo è lo stesso ovunque: niente viene fatto per fermare o almeno rallentare la catastrofe ecologica e climatica». Per Greta «dobbiamo prepararci a lottare per lungo tempo. Non basteranno settimane o mesi, ci vorranno anni».

«Noi giovani - aggiunge - non stiamo sacrificando la nostra educazione e la nostra infanzia perché gli adulti e i politici ci dicano cosa ritengono politicamente possibile nella società che hanno creato». «Non siamo scesi in strada per farci fare i selfie e sentirci dire quanto ammirano quello che facciamo - incalza -. Noi ragazzi stiamo facendo questo per svegliare gli adulti, perché vogliamo che agiscano, perché vogliamo indietro le nostre speranze e i nostri sogni». Poi Greta si rivolge ai suoi detrattori. E conclude: «Qualcuno dice che stiamo perdendo il tempo delle lezioni. Noi diciamo che stiamo cambiando il mondo. Continueremo a lottare per il nostro futuro e il pianeta vivente. Grazie Roma, Grazie Italia!». Ovazione della piazza. Gioco, partita, incontro.

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