
L'ultima è quella che tutti conoscono, la fine dei dinosauri. Dopo cinque estinzioni di massa, il Pianeta sta per assistere alla sesta, provocata non da un meteorite, ma dall'uomo. Questa non è l'ennesima profezia catastrofista, né l'ultimo lapalissiano richiamo a Greta Thunberg, a gretismi, gretini e altri virtuosismi freschi di conio. Il nuovo numero di IL, in edicola venerdì 26 aprile, sceglie un punto di osservazione piccolo, che non fa rumore. Anzi, è proprio il suo silenzio a dare l'allarme. Immaginate un mondo senza api, farfalle, libellule, coleotteri, zanzare.
Qualcuno penserà che è una liberazione, solo ronzii meccanici programmati, innocue vibrazioni di cellulari. Eppure con gli insetti spariscono i principali impollinatori, l'origine di migliaia di piante e il nutrimento di uccelli, anfibi, animali. Prepariamoci a depennare rapidamente altri suoni come frusciare, gracidare, cinguettare. Il maschile del Sole 24 Ore prova ad ascoltare la “primavera silenziosa” rileggendo il saggio di Rachel Carson – erano gli anni Sessanta - alla luce degli ultimi dati sulla biodiversità.
Di qui una copertina insolita, illustrata da Toni Demuro, che evoca metamorfosi e mutanti: due grandi occhi di microscopio, occhi di insetto, per guardare diversamente al cambiamento climatico. Non è detto che la salvezza, per esempio, venga dalle campagne, e non invece dalle città. Abbiamo visitato in Spagna le nuove colonie urbane controllate di api. Ci siamo spinti a festeggiare i cent'anni del parco del Grand Canyon in compagnia di un entomologo e scrittore, Fredrik Sjöberg e delle sue formiche di velluto.
In questo bestiario moderno convivono anche animali domestici (abbiamo visitato l'unico cinodromo internazionale d'Italia, dedicato alle corse dei levrieri) e animali politici (da Alcibiade a Trump e relativi cani e gatti). E poi animali inventati, grotteschi, poetici perché le mutazioni in corso non sono solo quelle del pianeta, ma dell'immaginario. Sfogliando le pagine di IL s'incontrano quadrupedi con la testa a gondola, bipedi con il busto a forma di Spritz, donne grattacielo, strane creature in bilico fra surrealismo e iperrealismo. Si muovono sui social e cambiano i connotati alla realtà e un po' anche all'arte.
IL indaga il fenomeno di una generazione di foto-sperimentatori che usano Instagram come sguardo deformante e artistico sul mondo. Curioso che di polline e impollinazione parli persino Milovan Farronato, il curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia (dall'11 maggio). Intervistato dal maschile del Sole 24Ore, spiega che «l'italianità può essere considerata un polline destinato a essere disperso, a propagarsi, sconfinare, confondersi e mischiarsi ad altro». Proprio per generare nuova creatività.
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