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Giù la disoccupazione: sui giovani primi effetti degli…

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L'Analisi |DATI Istat

Giù la disoccupazione: sui giovani primi effetti degli incentivi. Male la fascia d’età 35-49

Il mese di marzo segna una crescita dell’occupazione di 60mila unità sul mese, spinta essenzialmente da contratti stabili (in lieve ripresa) e dagli autonomi (+14mila unità - si prosegue il trend di crescita per collaboratori e partite Iva inaugurato a febbraio).

Migliorano i giovani
Leggero miglioramento anche per i giovani: il tasso di under 25 senza un impiego scende, a marzo, al 30,2%, un livello ancora elevato, ma il dato migliore da agosto 2011. Nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni sale un pò l’occupazione, sia sul mese sia sull’anno, su cui probabilmente ha giocato un ruolo l’incentivo triennale sul lavoro stabile rivolto, lo scorso anno, agli under35, e da gennaio agli under30. Nel 2018, complessivamente, sono stati incentivati (trasformazioni incluse) 134.506 rapporti. Nei primi due mesi del 2019, 23.105 (fonte Inps). Nel confronto internazionale, l’Italia torna al terzo posto: ci risupera la Spagna, che mostra un tasso di disoccupazione degli under25 in risalita al 33,7%. Restiamo, tuttavia, distanti anni luce dai primi della classe, la Germania stabile al 5,6% grazie al sistema di formazione duale.

LA FOTOGRAFIA DELL'ISTAT PER CLASSI DI ETÀ
Valori in percentuale

Meno disoccupati, male tra i 35 e 49 anni
Il tasso di disoccupazione generale cala al 10,2% (ci sono 96mila disoccupati in meno nel confronto congiunturale); restano le difficoltà invece per la fascia mediana della forza lavoro, 35-49enni: per loro l’occupazione è sostanzialmente ferma (anzi, in un anno sono stati persi 150mila posti) e aumenta la quota di inattivi, tra cui molti scoraggiati.

La fotografia dell’Istat
I numeri appena diffusi dall’Istat mostrano un mercato del lavoro con luci e ombre: nei primi tre mesi dell’anno l’occupazione cresce di 46mila unità, frutto di un calo dei contratti a termine, dovuto alla stretta operata dal decreto dignità, che si sta spalmando su occupazione stabile (maggiori trasformazioni essenzialmente di personale con esperienza) e soprattutto lavoro autonomo (qui c’è anche una convenienza fiscale, anche se ancora tutta da verificare, la flat tax).

L’occupazione stabile non decolla
Il punto è che da mesi i contratti a termine sono in riduzione, e soprattutto l’occupazione stabile non riesce a decollare. Sull’anno, il numero di persone in più che lavorano sono appena 114mila: ebbene di queste, i contratti a tempo indeterminato sono addirittura -1mila unità (i rapporti a tempo sono +65mila, gli indipendenti, +51mila). Qui a pesare è il costo del lavoro monstre che grava sulle imprese, e su cui per ora l’esecutivo sembra non occuparsene (l’unica misura varata è la riduzione degli oneri Inail).

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