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Caso Siri, Conte-Salvini vicini alla exit strategy

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L'Analisi |IL SOTTOSEGRETARIO DELLA LEGA

Caso Siri, Conte-Salvini vicini alla exit strategy

Il sottosegretario Armando Siri (imagoeconomica)
Il sottosegretario Armando Siri (imagoeconomica)

Prima di partire stamane per Tunisi, il premier ha incontrato ieri sera Armando Siri, il sottosegretario della Lega indagato per corruzione e di cui il M5s chiede le dimissioni.

Un colloquio che prelude alla decisione sulle dimissioni dell’esponente del Carroccio su cui il premier si è confrontato in queste ore con Matteo Salvini durante il volo che li portava a Tunisi dove hanno raggiunto Luigi Di Maio atterrato già ieri sera.

La Lega finora ha fatto quadrato sul sottosegretario. Salvini anche ieri ha condannato «i processi sui giornali» ma è evidente che il caso Siri in piena campagna elettorale non aiuta il leader della Lega.

Che a questo punto probabilmente preferisce accantonare il prima possibile la vicenda per tornare a rilanciare i suoi cavalli di battaglia: dall’autonomia alla riduzione delle tasse come si è gia visto nelle ultime ore con l’annuncio di voler riaprire i termini per la rottamazione delle cartelle.

Anche di questo presumibilmente avrà parlato con il premier e ne parlerà a breve con Di Maio. Il leader del M5s mostra i muscoli (la stessa scelta di volare separatamente è un messaggio chiaro di presa di distanza) ma non ha alternative alla prosecuzione del governo con Salvini. L’alleanza con il Pd è uno spauracchio che lui per primo ha smentito non fosse altro che per evitare una ulteriore emorragia di consensi verso il Carroccio.

Anche Salvini però non deve stare troppo tranquillo. E non tanto per la battuta d’arresto della Lega secondo quanto riportano gli ultimi sondaggi influenzati probabilmente dal caso Siri ma anche dalla fotografia di un governo paralizzato da una maggioranza litigiosa. Lo conferma lo stallo sulla scelta di quei commissari straordinari previsti dal decreto sblocca cantieri e ancora non pervenuti così come l’analogo impasse sul decreto crescita e in particolare sulla norma sui risparmiatori estesa in extremis dal Cdm su richiesta di Di Maio che aveva ceduto a Salvini lo scalpo del «Salva-Roma».

Misure che torneranno al centro del confronto tra Lega e M5s non appena approderanno in parlamento e su cui si deciderà però solo dopo l’esito delle europee del 26 maggio.

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