L’idroelettrico è ancora la spina dorsale delle rinnovabili in Italia. Vale infatti il 41% della produzione rinnovabile totale, con un parco circa 4.300 impianti, una potenza di 18,9 GW (Gigawattora) e una produzione normalizzata di 46 TWh (Terawattora) pari al 16,5% elettricità totale. E questo il quadro che emerge dal rapporto “Il contributo economico e ambientale dell'idroelettrico italiano” messo a punto da Althesys per Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche italiane) e presentato nel corso della seconda giornata del Festival dell'acqua a Bressanone. “Nell'ambito del Piano nazionale energia e clima – spiega Giordano Colarullo, Direttore Generale di Utilitalia - il sistema idroelettrico nazionale è destinato a svolgere un ruolo importante; ruolo che però si deve accompagnare con il ricorso ad idonee strategie di minimizzazione dell'impatto ecologico e di piena compatibilità con gli obiettivi di qualità dei corpi idrici superficiali, alla luce anche delle direttive europee di settore e della valenza multiuso cui si presta in generale la risorsa idrica”.
Il parco impianti ha un’età media di 70 anni
L'idroelettrico oggi in Italia – viene spiegato dallo studio - occupa quasi 15.300 addetti, il 40% totale di posti di lavoro
nelle fonti di energia rinnovabile e il 27% nel settore elettrico. Il parco impianti è però vetusto con un'età media superiore
ai 70 anni; questo, insieme agli impatti dei cambiamenti climatici, porta a una progressiva perdita di producibilità: da 3-4mila
ore all'anno del 1960-1970 si è passati a 2,3-2,4mila ore degli ultimi anni; il che colpisce maggiormente gli impianti ad
accumulo medio-grandi.
Assumendo alcuni determinati scenari di rinnovamento degli impianti, per l'intero parco idroelettrico italiano potrebbe esserci
un potenziale fino a 5.772 MW (Megawatt) al 2030, che potrebbe portare ad un incremento di produzione fino a 4,4 TWh al 2030.
Tutti i benefici per l’ambiente
I benefici economici e ambientali sono in alcuni casi evidenti: più 4,4 TWh annui elettricità rinnovabile, al 2030 senza alcun
ulteriore impatto ambientale; meno 2,1 MtonCO2eq (Milioni di tonnellate di CO2 equivalenti) emissioni al 2030; 684 milioni
di euro all'anno di ricadute economiche (di cui 562 milioni di valore aggiunto diretto e 122 indiretto) e un aumento di 2.100
addetti (di cui 1.265 diretti e 843 nell'indotto). Di benefici ambientali ce ne sono molti però meno evidenti ma altrettanto
importanti, tra cui: riduzione degli effetti della siccità, contenimento del rischio idrogeologico, stabilizzazione delle
falde, irrigazione, pesca, migliore integrazione nel mercato elettrico e servizi di rete, maggiore flessibilità, sicurezza
del sistema, e capacità di accumulo (per esempio fino a 12 TWh all'anno dai pompaggi).
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