Il Gip di Catania, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l’inchiesta aperta nei confronti del comandante Marc Reig Creus e del capo missione Ana Isabel Montes Mier della nave dell'Ong spagnola ProActiva Open Arms. Erano indagati per associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina per lo sbarco a Pozzallo (Rg), nel marzo 2018, di 218 migranti soccorsi al largo della Libia. L’inchiesta aveva portato al sequestro della nave, convalidato dal gip di Catania. Resta pendente alla Procura di Ragusa il fascicolo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violenza privata.
«Siamo felici di apprendere che un ulteriore passo verso la verità è stato fatto - ha commentato l’ong spagnola - ribadiamo di aver sempre operato nel rispetto delle Convenzioni internazionali e del Diritto del mare e che continueremo a farlo mossi da un unico obiettivo: difendere la vita e i diritti delle persone più vulnerabili».
La Procura: niente riscontri per contestare il reato
È stato il presidente dell'ufficio del Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, a disporre l'archiviazione del fascicolo. Nella sua
richiesta la Procura distrettuale ha sottolineato che lo sviluppo delle indagini, compresi gli accertamenti su cellulari,
non ha permesso di trovare riscontri per contestare il reato di associazione per delinquere in un eventuale processo penale.
Era stato lo stesso Gip Sarpietro che, nel convalidare il fermo della nave della Ong, aveva ritenuto non sussistente il reato
di associazione per delinquere e disposto il trasferimento degli atti per competenza a Ragusa per favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina e violenza privata. Reati per cui la Procura Iblea ha, nel dicembre scorso, emesso un avviso di conclusione indagine
dei confronti del comandante Marc Reig Creus e del capo missione Ana Isabel Montes Mier della Open Arms, indicando come parte
lesa il ministero dell'Interno.
L’inchiesta
L'inchiesta a Catania era stata coordinata dal procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro e dai sostituti Fabio Regolo e Andrea
Bonomo che disposero il sequestro della nave perché, sosteneva l’accusa, «l’obiettivo primario è salvare migranti e portarli
in Italia, senza rispettare le norme, anzi violandole scientemente». Veniva contestato a Open Arms il «rifiuto di consegnare
i profughi salvati a una motovedetta libica» e che, «nonostante la vicinanza con l'isola di Malta, la nave proseguì la navigazione
verso le coste italiane, come era sua prima intenzione».
L'Ong si è sempre difesa sostenendo di avere agito «in stato di necessità per salvare vite umane».
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