Gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra confermano, in una nota, la posizione espressa nella lettera inviata
all'Italia sul decreto sicurezza bis, invitando il “Governo a bloccarlo”. In un comunicato diffuso oggi, gli esperti «condannano
la bozza di decreto proposta dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini» che prevede «multe per chi soccorre migranti e rifugiati
in
mare».
«Il diritto alla vita e il principio di non respingimento dovrebbero sempre prevalere sulla legislazione nazionale o su altre misure presumibilmente adottate in nome della sicurezza nazionale”, si legge nella nota. «Esortiamo le autorità a smettere di mettere in pericolo la vita dei migranti, compresi i richiedenti asilo e le vittime della tratta di persone, invocando la lotta contro i trafficanti. Questo approccio è fuorviante e non è in linea con il diritto internazionale generale e il diritto internazionale dei diritti umani» prosegue il comunicato sulla lettera dei sei esperti indipendenti dell'Onu. Al contrario «le politiche migratorie restrittive contribuiscono ad aggravare le vulnerabilità dei migranti e servono solo ad aumentare il traffico di persone». I sei esperti dell'Onu, che sollecitano una risposta alla loro lettera, chiedono anche il ritiro delle due precedenti direttive che vietano l'accesso ai porti italiani alle navi di organizzazioni non governative che salvano migranti al largo delle coste della Libia. In particolare, la seconda direttiva che prende di mira la nave Mare Jonio, sottolinea il comunicato. «Siamo profondamente preoccupati per le accuse mosse contro la nave Mare Jonio, che non sono state confermate da autorità giudiziarie competenti. Crediamo che si tratti di un altro tentativo politico di criminalizzare gli attori umanitari che forniscono servizi salvavita indispensabili per proteggere la vita e la dignità degli esseri umani», aggiungono. Per i sei relatori esperti le direttive stigmatizzano inoltre i migranti come “possibili terroristi, trafficanti e contrabbandieri”, senza fornire prove. “Temiamo che questo tipo di retorica aumenterà ulteriormente il clima di odio e di xenofobia».
«Il Viminale non ha sottovalutato la lettera dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani dell'Onu, soprattutto alla luce della competenza e dell'autorevolezza delle Nazioni Unite in materia. Autorevolezza testimoniata da alcuni Paesi membri dell'Onu come Turchia e Corea del Nord». Lo avevano affermato fonti del Viminale in risposta alla lettera dell'Onu sul decreto sicurezza bis - anticipata dal Sole 24 Ore - con la quale l’Alto commissariato ha accusato il governo di «violazione dei diritti umani». Le stesse fonti sottolineano che il decreto è «necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile» e ribadiscono «l’auspicio» che sia «approvato nel Cdm». E il ministro Salvini, a margine di un incontro a Verona, aveva rincarato la dose: l’Onu è «un organismo internazionale che costa miliardi di euro ai contribuenti, ha come membri la Corea del Nord e la Turchia, regimi totalitari, e viene a fare la morale sui diritti umani all’Italia». «Fa ridere, è da “scherzi a parte”», aveva detto.
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Anche il vicepremier M5S Luigi Di Maio commenta il monito dell’Onu: «Stanno parlando di un provvedimento che non solo non è stato approvato, ma nemmeno discusso - dice - io devo ancora leggerlo, siamo alla critica preventiva».
DOCUMENTO - La lettera dell’Onu al Governo italiano
Onu, accuse rispedite al mittente
Dal ministero di Matteo Salvini hanno già respinto al mittente le accuse di violazione dei diritti umani augurandosi che «l’autorevole
Onu dedichi le energie all'emergenza umanitaria in Venezuela, anziché fare campagna elettorale in Italia». Inoltre, aggiungono
le fonti, «è singolare che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani non si fosse mai accorto che la multa per chi favorisce
l'ingresso non autorizzato di immigrati fosse già presente da tempo nell'ordinamento italiano (articolo 12 del Testo unico
sull’immigrazione)». E il decreto Sicurezza Bis «aggiorna la norma». Una «svista», dicono al Viminale, che il ministero avrebbe
«segnalato riservatamente agli autori della lettera, se solo l’Alto Commissariato l’avesse inviata prima al Viminale e poi,
eventualmente, ai media e non viceversa».
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