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«Maestra sospesa perché legge Anna Frank». Ma è una fake news

Anna Frank (Marka)
Anna Frank (Marka)

La notizia è forte e le reazioni sono immediate: sospesa perché ha letto il diario di Anna Frank in classe. Come un veleno iniettato nel corpo, l’informazione va in circolo e occupa i vasi infiniti della rete, scatenando un esercito di anticorpi. Il veleno, però, altro non è che soluzione zuccherata e gli anticorpi si agitano inutilmente nel sangue, memori di una malattia precedente non ancora superata. La rete funziona così: le notizie si diffondono velocemente, indipendentemente dallo loro veridicità. Così come le reazioni. A maggior ragione in un momento di forte scontro politico, alla vigilia di elezioni importanti e all’indomani di fatti molto discussi, come la sospensione della professoressa di Palermo, “colpevole” di non aver vigilato su un video realizzato dai ragazzi della sua classe.

L’attenzione verso il rischio di una deriva autoritaria e di possibili violazioni della libertà di espressione ci inducono a indagare sul caso, ma il quadro che emerge è ben diverso. La vicenda accaduta in provincia di Catania riguarda un presunto “scappellotto” che una maestra di terza elementare avrebbe dato a un suo alunno. La ricostruzione è intricata: un messaggio scritto dall’insegnante alla mamma potrebbe provarlo, ma diverse testimonianze lo negano. Il centro della nostra attenzione, però, è altrove. Si indirizza verso quella presunta accusa di plagio rivolta all’insegnante e alla sua successiva richiesta di aiuto.

Analizziamo le carte che compongono l'integrale documentazione: la contestazione di addebito disciplinare rivolta all’insegnante, una richiesta di accesso agli atti della stessa, sei verbali di audizione, le foto della conversazione via WhatsApp tra la mamma del bambino e l’insegnante, due diffide a trasmettere e utilizzare dichiarazioni di alunni e genitori convolti (fatte da due famiglie chiamate in causa), una lettera di sostegno della maestra firmata da alcuni genitori, la memoria difensiva della docente e il provvedimento di sospensione disposto dalla dirigente scolastica. In tutto circa 28 pagine. In questo lungo carteggio, l’unica traccia di un accusa di plagio si trova nel verbale di audizione n.2, redatto l’11 febbraio, che riporta la dichiarazione spontanea della mamma del bambino oggetto della presunta violenza.

Il racconto della mamma è una cronaca dei fatti, incentrata sulla presunta violenza verso il figlio. La sua testimonianza, però, si conclude con un'accusa di plagio: «La madre inoltre fa presente che l’insegnante plagia i bambini, trattando tematiche politiche all'interno della classe accostando i bambini a nozioni comuniste». Nessun cenno a situazioni specifiche, nessuno riferimento al diario di Anna Frank. L'intera testimonianza della madre è fedelmente riportata all'interno del documento di contestazione di addebito disciplinare, senza alcun giudizio di merito della dirigente scolastica. Anche la memoria difensiva dell'insegnante, ben dieci pagine, è tutta incentrata sull'episodio di violenza contestato. Per la difesa dall’accusa di plagio, rivolta dalla mamma, sono dedicate solo 11 righe. In questo testo, si fa riferimento a una discussione avvenuta, non con la mamma del bambino, ma con la dirigente scolastica, sull’opportunità di leggere il diario di Anna Frank.

Ma andiamo adesso al documento più importante: il provvedimento disciplinare che sospende la docente per due giorni. In questo testo la dirigente scolastica risponde punto per punto alla memoria difensiva dell’insegnante. Sulle 11 righe dedicate al plagio, la dirigente chiarisce che il testo della contestazione riporta solo l’integrale verbalizzazione della dichiarazione della madre del bambino e, in riferimento alla cronaca di avvenimenti funesti della storia, fa un accenno al pericolo di emulazione e ricorda la titolarità dell’insegnante sulla scelta dei tempi con cui introdurre certi argomenti con i bambini. Nient'altro. Insomma, nel documento di sospensione deciso dalla dirigente scolastica, non è presente alcuna contestazione di plagio, mentre viene considerato «sufficientemente provato» lo “scappellotto” dato al bambino. Per questo viene disposta una sospensione di due giorni, nella speranza di un atteggiamento più benevolo in futuro. Analizzati i fatti nel dettaglio, quindi, la vicenda assume un colore completamente diverso. Ma solo per chi avrà la possibilità di leggere la ricostruzione documentata degli eventi. Per gli altri resterà il peso di una falsa verità, che sarebbe pericoloso considerare un inevitabile effetto collaterale della rete.

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