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Il Giro d’Italia trova in Carapaz il terzo incomodo tra Nibali e Roglic

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ciclismo

Il Giro d’Italia trova in Carapaz il terzo incomodo tra Nibali e Roglic

Ultima settimana, martedì si ricomincia. Il Giro d’Italia, dopo il giorno di riposo, si rimette in marcia passando per il Mortirolo e arrivando a Ponte di Legno: la prima tappa di una via Crucis di sei giorni la cui altimetria ricorda un elettrocardiogramma impazzito (17 Gran premi della montagna) per arrivare domenica 2 giugno alla cronometro finale di Verona.

Il Giro si rimette dunque in marcia verso le Dolomiti con alcune novità. La prima viene dalla maglia rosa, saldamente indossata da Richard Carapaz, un ecuadoriano di 25 anni diventato quasi a sorpresa protagonista della corsa.
Dopo il doppio colpo di sabato a Courmayeur (tappa e primato della classifica), Carapaz ha dato una nuova prova delle sue qualità resistendo agli attacchi di Nibali nel finale di Como. Non era scontato, diciamolo. Soprattutto in queste strade che sono quelle del Giro Lombardia, strade che il siciliano, avendolo vinto 2 volte, conosce come le sue tasche. Non a caso, con la sua fiammata, lo Squalo ha rosicchiato una quarantina di secondi a Roglic, per la prima volta all’angolo in questo Giro.

Quindi, tra le novità, c'è un terzo incomodo che non ha nessuna voglia di mollare l’osso. Un terzo uomo che si è incuneato nel braccio di ferro tra Nibali e Roglic, ormai convinti che la corsa rosa fosse cosa loro, una duello privato tra due big che non proprio si amano. E invece, Carapaz, con la spensierata sfacciataggine di un monello, ha sparigliato tutto. Perché l’equadoregno non solo è uno scalatore coi fiocchi, ma se la cava alla grande anche in discesa, come ha dimostrato nella picchiata verso Como. In più, a differenza dei suoi colleghi andini, non prende legnate neppure a cronometro. Un avversario tosto, insomma, ben supportato da due talentuosi compagni (Landa e Amador) che in futuro un Giro potrebbero perfino vincerlo. Quindi, se non esplodono rivalità interne, qualche scheggia di fuoco amico, il giovane Carapaz sarà un brutto cliente sia per Roglic, secondo in classifica (a 47”) sia per Nibali terzo a un minuto e 47”.

La seconda novità, ma ormai risaputa, è l'annullamento del Gavia per il maltempo. Che effetti produrrà? L'unico ad avvantaggiarsene è Roglic, meno abituato a pedalare a grandi altezze. Un peccato per Nibali, sempre a suo agio in queste situazioni, ma uno svantaggio anche per Carapaz, avvezzo a queste maratone nelle nuvole. L'unica fragilità della maglia rosa, potrebbe derivare dalla sua inesperienza in corse lunghe come il Giro. Una disabitudine al primato che, invece, è l'arma in più di Nibali.

Si vedrà, già dal primo esame della tappa del Mortirolo (punte di pendenza al 18%). I distacchi non sono consistenti, basta poco per ribaltare tutto. Tenendo conto, inoltre, che dietro al terzetto di testa la concorrenza preme. Maika è quarto a circa 2 minuti e mezzo. E Landa, prestigioso scudiero di Carapaz , è quinto a 3 minuti e 15”. Basta una piccola crisi, un imprevisto come quello accaduto a Roglic nella discesa della Colma (cambio di bici per rottura di un ingranaggio, discesa in affanno con scivolata contro un parapetto) per riaprire i giochi. Quindi devono stare tutti in campana.

Chi se la gode è comunque Carapz, diventato una specie di eroe popolare dell’Equador. Sulle strade del Giro aumentano le bandiere gialle, blu e rosse. “Historico” è il titolo gigante del Telegrafo elettrizzato dall'onda di entusiasmo che travolge il paese quando Carapaz sale sul palco del Giro con la maglia rosa. Per via del fuso orario sono le dieci del mattino e le campane e clacson suonano all’impazzata come durante la festa nazionale.

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