Vincere, magari, per poi dirsi addio. Paradossale, il destino di Maurizio Sarri al Chelsea. Osannato per la qualità del suo calcio, capace di far approdare i Blues in Champions con buon anticipo (seppur con i prevedibili patemi di una rosa non più giovanissima e non rimpolpata da un mercato adeguato) e di valorizzare proprio i nuovi talenti in squadra, il tecnico toscano è pronto alla prima grande finale della sua carriera, ma già con la valigia in mano. Il divorzio sembra già scritto, e quasi a prescindere dal pur concretissimo interessamento di una Juventus improvvisamente affamata di bel calcio, dopo la vincente era firmata Allegri. Troppo lontano, infatti, l’uomo dalla sigaretta sempre in bocca e perennemente vestito in tuta, dalla filosofia di un Chelsea che – pur avendo Abramovich chiuso da tempo i bocchettoni dei gas-rubli – non rinuncia a rispecchiarsi nel fiero snobismo d’Oltremanica. E allora bando al Sarriball, e chi vivrà vedrà. Intanto però, la “coppetta” europea è obiettivo che può dare senso a questa stagione e sapore a quella che verrà, visto che garantisce (anche, o forse meglio dire soprattutto) l’accesso alla Champions. Perciò aspettatevi un duello fino all’ultimo pallone con quell’Arsenal altrettanto desideroso di trofei in bacheca e milioni di euro in cassa.
Caso politico – Originale, certo, la scelta dell’Uefa di far giocare la finale di Europa League a Baku (ma del resto, la federazione azera all’Uefa stessa è affiliata, quindi niente di strano). Di certo però, non si è attenuata l’eco del caso diplomatico che sta turbando la marcia d’avvicinamento alla sfida londinese. Il giocatore dell’Arsenal Henrikh Mkhitaryan non parteciperà infatti alla finale. Mkhitaryan, infatti, talentuoso fantasista, è armeno e la decisione è stata presa dall'Arsenal per ragioni di sicurezza: i rapporti tra Armenia e Azerbaijan sono infatti molto tesi, soprattutto a causa del conflitto in Nagorno-Karabakh, territorio conteso da entrambi i Paesi nel sud del Caucaso. A rinfocolare le polemiche ci ha pensato la stessa Uefa, negando ai biancorossi la possibilità di fare riscaldamento, indossando proprio la maglietta del compagno cui è stata di fatto negata la partecipazione alla sfida più attesa. Insomma, una vicenda che influirà comunque non poco sul verdetto dello Stadio Olimpico.
Derby inedito – Se il derby cittadino in finale di Champions è stato sdoganato dal recente doppio incrocio tra Real (vincente in entrambi i casi) e Atletico di Madrid, a Baku sarà invece la prima volta di una stracittadina come atto finale di Coppa Uefa/Europa League. Dieci, invece, i derby “nazionali” che hanno in passato assegnato il trofeo: nel 1972 la sfida inglese tra Tottenham e Worlverhampton; nel 1980 di fronte le due tedesche Eintracht Francoforte e Borussia Moenchengladbach; le sfide italiane del 1990 (Juventus-Fiorentina), '91 (Inter-Roma), '95 (Parma-Juventus) e '98 (Inter-Lazio); quella iberica del 2007 tra Siviglia ed Espanyol; quella portoghese tra Porto e Braga nel 2011 e ancora quella spagnola tra Atletico Madrid e Atletico Bilbao nel 2012.
Italiani a secco – Mai nessun tecnico italiano ha finora conquistato l’Europa League. Il primo potrebbe essere quindi proprio Maurizio Sarri, al momento dato in pole position per la panchina della Juventus e che nella sua personalissima bacheca – malgrado il plauso unanime per la qualità del suo calcio – vanta al momento solo una Coppa Italia di serie D. Ben diverso il palmares del suo dirimpettaio, Emery, che con il Siviglia di Europa League ne ha portate a casa ben tre, e per di più consecutive, dal 2014 al 2016. Per l’allenatore dei Gunners, tre successi quindi come Trapattoni, con la possibilità ora di diventare primatista solitario. Nella sfida italo-iberica delle panchine, nell’intera storia del torneo, 10 le vittorie di allenatori iberici, 9 quelle di italiani: a Baku quindi sarà pareggio, o allungo. Non poco inciderà, sull’esito finale, il duello tra i bomber: il blues Giroud (10 gol) e il biancorosso Aubameyang (8).
Tricolori vincenti – Se Sarri avrà in qualche modo desiderio di vendicare anche il “suo” Napoli (eliminato ai quarti proprio dai Gunners), forte
sarà anche la voglia di inserirsi nella scia di quegli allenatori italiani che, come ricordavamo, hanno alzato al cielo la
“vecchia” Coppa Uefa: tre, volte, appunto, c'è riuscito Giovanni Trapattoni (Juventus 1977, Inter 1991, ancora Juve '93);
Ottavio Bianchi (Napoli '90); Dino Zoff (Juventus 1990); Marini (Inter '94); Nevio Scala (Parma '95); Gigi Simoni (Inter 1998)
e Malesani (Parma 1999).
Bilanci – Chelsea finora imbattuto nella competizione, con 11 vittorie e 3 pari. Nessuna squadra ha mai vinto l’Europa League da imbattuta, mentre l'ultima a riuscirci, nella Uefa 2001-02, è stata il Feyenoord. Per l’Arsenal bilancio di 11 vittorie, un pari e 2 ko. Palmares ricco per le due londinesi, in particolare per il Chelsea che vanta 1 Champions, 1 Europa League, 1 Supercoppa e 2 Coppe delle Coppe; l’Arsenal risponde con 1 Coppa delle Coppe e 1 Coppa della Fiere, e una buona manciata di trofei sfumati proprio all'ultimo atto…
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