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incontro Le Maire-elkann

Fca-Renault, le condizioni della Francia per la fusione. Nissan: revisione integrale dell’alleanza

La Francia ha chiesto a Fca ulteriori garanzie nella fusione con Renault, allo scopo di evitare tagli occupazionali e difendere l'interesse nazionale, tra cui il quartier generale operativo del nuovo gruppo a Parigi, un dividendo straordinario per gli azionisti di Renault e un posto al governo in Cda. Lo conferma a Bloomberg un portavoce del ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, che ha incontrato nel weekend a Parigi il presidente di Fca, John Elkann.

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Le Maire ha incontrato Elkann venerdì e sabato per poi vedere domenica il presidente di Renault Jean-Dominique Senard. Le richieste della Francia sono oggetto di valutazione da parte del gruppo italo americano che, secondo fonti consultate da Bloomberg, sarebbe disponibile solo a piccoli ritocchi al suo piano.

Le Maire avrebbe chiesto anche rassicurazioni sul mandato di Senard, che è stato indicato come possibile amministratore delegato del gruppo post-fusione. Gli incontri precedono il cda di Renault che martedì deve dare una risposta alla proposta di fusione avanzata da Fca.

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Nissan: opportunità, ma serve revisione del rapporto con Renault
Il gruppo giapponese, attore chiave nel piano, non chiude la porta ma mette dei precisi paletti e spiega, per bocca dell’amministratore delegato Saikawa, che l’ingresso di Fca richiederebbe «una revisione integrale dell’Alleanza». «Credo che un potenziale ingresso di Fca nell'Alleanza possa espandere lo spazio per la collaborazione e creare nuove opportunità per ulteriori sinergie». Detto questo - continua il manager nipponico - la proposta attualmente in discussione è una fusione completa che se realizzata modificherà in maniera significativa la struttura del nostro partner Renault» e quindi, sottolinea Saikawa, «questo richiederebbe una integrale revisione dell'attuale rapporto tra Nissan e Renault». Partendo dal presupposto che Nissan protegge i propri interesse, il gruppo giapponese, conclude Saikawa, «analizzerà e valuterà le sue attuali relazioni contrattuali e come potremo operare in futuro».

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Intanto, in Borsa, Fca e Renault vanno in testacoda: il costruttore d'Oltralpe sale in apertura dell'1,9%, in controtendenza rispetto a un comparto auto debole (-0,6% l'indice Stoxx di settore), dove Fca è fanalino di coda e cede l'1,7% a 11,23 euro.

Radiografia del gruppo Renault
Renault nel 2018 ha realizzato 57,4 miliardi di euro di fatturato, con 3,9 milioni di auto vendute nel mondo, 183mila lavoratori in 37 Paesi e cinque marchi in portafoglio: Renault, Dacia, Rsm (Renault Samsung motors), Alpine e Lada. Il gruppo ha come azionisti (secondo i dati ufficiali al 31 dicembre 2018) lo Stato francese (15,01% per il 28,6% dei diritti di voto), Nissan (15%, senza diritti di voto), il fondo pensione Daimler (3,10% per il 5,91% dei diritti di voto), dipendenti ed ex dipendenti (2,44% per il 4,14% dei diritti di voto), con un flottante del 62,47% (61,35% dei diritti di voto).

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Il rapporto con Nissan
Il legame con Nissan non è solo azionario (Renault a sua volta ha il 43,4% della casa giapponese). Tra Renault, Nissan e Mitsubishi c'è una alleanza strategica, che in questa fase non è previsto rientri nella fusione. Infatti, l'offerta di Fca è al Gruppo Renault, con la creazione di una nuova società capogruppo con sede ad Amsterdam e quotata a Milano, Parigi e New York, controllata pariteticamente dai soci di Fca e di Renault. Questa operazione, per Fca, offre la possibilità di creare sinergie di 5 miliardi di euro e di un ulteriore miliardo per i partner giapponesi Nissan e Mitsubishi se saranno della partita. Con l'unione di Fca e Renault si verrebbe a creare il terzo gruppo automobilistico al mondo con 8,7 milioni di auto prodotte e un fatturato di circa 170 miliardi di euro. Un eventuale allargamento a Nissan e Mitsubishi porterebbe alla nascita del primo produttore al mondo, con 15 milioni di vetture l'anno, superando di gran lunga Volkswagen e Toyota, che viaggiano poco sopra i 10 milioni di unità l'anno.

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Una delle chiavi di volta del successo dell'operazione Fca-Renault è proprio il favore dei giapponesi. Lo dimostra il fatto che Jean-Dominique Senard, presidente di Renault, chiamato a sostituire Carlos Ghosn, per anni il “padre-padrone” del gruppo francese e dell'alleanza con i nipponici, dopo la proposta di Fca sia volato nel Paese del Sol Levante per incontrare i vertici di Nissan e Mitsubishi e John Elkann ha scritto loro per chiedere di incontrarsi.

Una visita in Giappone di Elkann viene ormai data per scontata anche se ancora restano da definire i dettagli. La partita si gioca quindi su più tavoli contemporaneamente. Da una parte ci sono Fca e Renault, dall'altra i rapporti con i partner giapponesi. Anche perché tra le condizioni poste dal ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, all'operazione c'è proprio il rispetto dell'alleanza con Nissan. Venerdì scorso Le Maire ha parlato della possibile fusione come di «una reale opportunità per l'industria automobilistica francese», sottolineando che «lo Stato vigilerà sul rigoroso rispetto delle condizioni» fissate.

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Le richieste dei francesi
E in particolare, ha detto che «lo Stato vigilerà sul rigoroso rispetto di quattro condizioni: il rispetto dell'alleanza Nissan-Renault, il preservare siti industriali e forza lavoro, governance equilibrata e la partecipazione del futuro gruppo ai progetti europei sul fronte delle batterie elettriche». A queste richieste, nel fine settimana, secondo la Reuters, se ne sarebbero aggiunte altre: la sede operativa in Francia della nuova società controllata al 50-50 dai soci di Fca e di Renault, la garanzia del mantenimento degli attuali livelli occupazionali per quattro anni e non solo due, un consigliere nel cda per il governo di Parigi e un dividendo straordinario per i soci di Renault. Come riportato da Bloomberg, inoltre, un portavoce del ministero francese ha indicato che Le Maire ha incontrato venerdì e sabato Elkann, occasione proprio per fare le nuove richieste, e domenica ha visto Jean-Dominique Senard.

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