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Ma il Quirinale li attende ai test su conti e Ue

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politica 2.0

Ma il Quirinale li attende ai test su conti e Ue

Almeno fino a domenica, giorno dei ballottaggi, Conte si è conquistato una tregua (provvisoria) e l’accordo sullo sblocca-cantieri. La sua mossa di parlare in conferenza stampa dando un aut aut soprattutto a Salvini, l’unico che abbia davvero interesse ad andare al voto, ha portato un primo effetto. Ieri c’è stata una telefonata distensiva tra i due vicepremier e Di Maio ne ha parlato anche con Sergio Mattarella, andando di persona al Colle, per raccontare gli ultimi sviluppi delle tormentate vicende giallo-verdi. È chiaro che il leader grillino ha rassicurato e ribadito la volontà di andare avanti, ma non è lui quello che avrebbe vantaggi da una crisi. Piuttosto Mattarella è stato chiaro sul fatto che questa tregua deve reggere alla prova imminente dell’Europa e dei conti. È questo il dubbio che resta al Quirinale e di cui ha parlato con il leader grillino spingendolo a trovare la strada del dialogo con Bruxelles e della prudenza sui conti. Che sia un terreno minato lo diceva ieri pure Giancarlo Giorgetti: «È tutto l’anno che votiamo. Vediamo cosa succede nei prossimi giorni per quanto riguarda l’Europa». In effetti già oggi è attesa una prima risposta dall’Ue e la prossima settimana c’è l’appuntamento cruciale dell’Ecofin.

Due tappe che non sono indifferenti per misurare la compattezza del Governo, non solo quella tra Salvini e Di Maio. Sia Conte che Tria hanno fatto sapere pubblicamente che terranno la linea della trattativa con Bruxelles e che non hanno alcuna intenzione di derogare alla disciplina di bilancio, ma i segnali del leader della Lega restano ambigui. Lui, a differenza del vicepremier dei 5 Stelle, non ha ancora avuto un colloquio con il capo dello Stato. Probabile che a fare da raccordo con il Quirinale sia sempre Giorgetti e che sia lui nei prossimi giorni a farsi “ambasciatore” delle volontà del Capitano davanti al rischio di una procedura d’infrazione e alla prova della legge di bilancio. Sempre ammesso che le abbia maturate.

Insomma, nonostante l’abile manovra di Conte di smascherare il gioco del cerino di Salvini e dargli un ultimatum sui tempi, è possibile che si torni al punto di prima. E che dopo i ballottaggi e in occasione del negoziato con l’Europa, si spezzi la tregua. E questa volta non solo e non tanto con i 5 Stelle ma con il premier e il ministro dell’Economia. Cioè con due degli esponenti del Governo più vicini al Quirinale che più di una volta – Conte anche l’altroieri in conferenza stampa – hanno cercato la sponda del Colle spingendo le due forze politiche alla ragionevolezza.

Su questo punto però il premier è stato molto netto: se il capo leghista dovesse decidere di andare allo sconto con l’Ue, sarebbe evidente che la responsabilità di un’eventuale fibrillazione sui mercati sarebbe solo sua. E fare la crisi e andare al voto in una condizione di tensione per i nostri titoli di Stato diventerebbe ancora più complicato. Un azzardo. E questo che spinge Mattarella alla prudenza. E all’attesa di verificare se davvero c’è una tregua misurandola sui due test che si intrecciano tra loro: Europa e conti pubblici.

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