Il colloquio rappresenta sicuramente la prova dell’esame di Stato che ha registrato la più significativa modifica all’interno del processo riformatore dell’intero esame. Con l’obiettivo di renderla più funzionale alla «finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente» definito per ciascun percorso di studi dalle Indicazioni nazionali dei licei e le Linee guida degli istituti tecnici e professionali.
Per cogliere l’esatta portata delle novità, bisogna tener presente il maggior peso che ha assunto il credito scolastico nella definizione del punteggio finale dello studente. Il fatto che il punteggio massimo sia passato dai precedenti 25 punti agli attuali 40 sta a significare che si è voluto maggiormente valorizzare l’esito certificativo degli scrutini finali del terzo, quarto e quinto anno, cioè, in ultima analisi, la valutazione data dal consiglio di classe alle conoscenze disciplinari conseguite dagli studenti. È così che, soprattutto, la prova orale si è potuta “liberare” dalla sua tradizionale funzione di verifica complessiva sulle conoscenze delle discipline dell’ultimo anno di corso, per assumere, realmente, la veste di colloquio pluridisciplinare di cui lo studente è il vero dominus.
Il testo, il documento, l’esperienza, il progetto o il problema da cui il colloquio prende avvio dà, infatti, modo allo studente di condurre una propria analisi e riflessione sul materiale proposto, utilizzando le conoscenze acquisite nel percorso di studi in maniera critica e personale. Quindi, sarà lo studente a scegliere le argomentazioni e i riferimenti culturali da sviluppare nel corso del colloquio, partendo dallo spunto e, in buona sostanza, sarà lui a definire il percorso di riflessione da sottoporre alla valutazione della commissione d’esame. Pertanto, si esce dalla logica della domanda secca, anzi della catena di domande, da proporre al candidato su contenuti squisitamente disciplinari, per dare spazio, invece, alla capacità dello studente di “mobilitare” tutte le sue conoscenze, acquisite nei vari settori disciplinari, per risolvere, ad esempio un problema o analizzare, sotto diversi punti di vista, un progetto o un’esperienza. Ovviamente questa nuova formula d’esame premierà maggiormente gli studenti che avranno veramente compreso e interiorizzato i contenuti disciplinari e li avranno posti alla base della propria maturazione, crescita personale e creatività.
Il colloquio si articola, poi, in un altro importante momento che è quello della presentazione di una breve relazione e/o elaborato multimediale sull’esperienza di scuola-lavoro e orientamento svolta negli ultimi tre anni scolastici. Lo studente avrà, quindi, l’occasione non solo di illustrate le attività svolte, ma anche di esprimersi sulle scelte post-diploma (di studio e di lavoro) che ne possono scaturire.
Altro qualificante momento del colloquio è la verifica delle conoscenze acquisite dallo studente nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione”. A tal proposito la commissione dovrà basare la propria verifica attenendosi strettamente a quanto descritto nel documento del consiglio di classe. Ciò in quanto i percorsi di “Cittadinanza e Costituzione” sono sviluppati in modo molto differenziato dalle scuole per contenuti e metodologie adottate. Con questa scelta si è voluto dare per la prima volta evidenza all’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” nell’ambito dell’esame di Stato, anche per stimolare le scuole a strutturare maggiormente i percorsi.
Carmela Palumbo è Capo dipartimento per il sistema di istruzione e formazione del Miur
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