La prassi non è nuova. Il vicepremier Matteo Salvini è da poco tornato dagli States, dove è stato ricevuto dal segretario di Stato Mike Pompeo e dal vice presidente Mike Pence. Una trasferta che è giunta dopo il boom della Lega alle europee: una tornata elettorale che nella sostanza ha riscritto gli equilibri all’interno della maggioranza giallo verde, a favore del Carroccio. Non è la prima volta che un leader politico italiano attraversa l’Atlantico per ottenere un’investitura da parte dell’ammnistrazione americana.
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Il viaggio negli Usa di De Gasperi per incontrare Truman
Gennaio 1947. A bordo di un quadrimotore, il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi vola negli Stati Uniti. Il pretesto
è l’invito della rivista Time a partecipare a un forum a Cleveland. De Gasperi però incontra il Presidente degli Stati Uniti
Harry Truman. L’obiettivo del faccia a faccia è ottenere fondi e nuovi aiuti alimentari per un’Italia messa in ginocchio dalla
Seconda guerra mondiale. Il viaggio rafforza la leadership di De Gasperi e della Democrazia Cristiana,allora al governo con
Pci e Psi (IV esecutivo De Gasperi). In cambio dell’avvio del Piano Marshall il presidente del Consiglio, su pressione americana,
accetta di “scaricare” le forze di sinistra. Tornato in Italia, dopo pochi mesi nasce un nuovo governo composto da forze politiche
che non mettono in discussione la vicinanza agli Usa. Il Pci viene messo alla porta.
Il retroscena su Napolitano raccontato da Andreotti
Seconda metà degli anni Settanta. Sono gli anni dei governi di unità nazionale. In occasione dell’elezione di Giorgio Napolitano
alla presidenza della Repubblica, Giulio Andreotti racconta un retroscena: «Nel ’78 Napolitano fu invitato negli Stati Uniti
per un ciclo di conferenze nelle università. Fu il primo dirigente politico comunista a ottenere il visto per gli Stati Uniti.
E mi diedi da fare anch’io con l’ambasciata statunitense a Roma, perché quel visto fosse concesso. Si trattava di un’occasione
importantissima: Napolitano - osserva Andreotti - poté spiegare agli americani l’evoluzione del Pci e il senso della politica
che il suo partito perseguiva in quegli anni».
Il colloquio tra Craxi e Reagan prima della crisi di Sigonella
Il 5 marzo del 1985, prima della crisi di Sigonella che sarà in ottobre, il leader socialista Bettino Craxi incontra alla
Casa Bianca Ronald Reagan. Il premier rassicura l’interlocutore americano sulla salvezza del vincolo atlantico, ovvero riconferma
la fedeltà atlantica dell’Italia ma al contempo incalza Reagan a cercare la via del dialogo e della distensione con l’Urss
di Konstantin Černenko, allora segretario generale del Pcus. Allora, pertanto, i rapporti tra Italia e Usa erano ottimi. «Fu
quello un momento particolarmente complesso della dialettica tra i blocchi contrapposti, la fase culminante della Guerra fredda
- sottolinea Andrea Spiri, docente di Storia dei partiti politici presso la Luiss -. Il faccia a faccia in quell’occasione
fu davvero franco».
Le trasferte a Washington degli ultimi governi
I viaggi a Washington sono una costante degli ultimi governi. Obama incontra alla Casa Bianca Mario Monti (febbraio 2012),
Enrico Letta (ottobre 2013), Matteo Renzi (ottobre 2016, la prima volta). Trump accoglie Paolo Gentiloni (aprile 2017) e Giuseppe
Conte (agosto 2018). Ora la missione di Salvini, che segue quella dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio, il 26 marzo. Una missione che, a differenza di quella del pentastellato, dopo il boom elettorale della Lega suona come missione da premier.
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