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Garante infanzia: «Stop alle violenze in famiglia e alle…

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nuova classificazione delle violenze

Garante infanzia: «Stop alle violenze in famiglia e alle disuguaglianze fra regioni»

Intervenire prima che le tragedie si consumino e applicare la legge sugli orfani di crimini domestici. É l’appello lanciato alle istituzioni dall'Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano durante la Relazione annuale al Parlamento, che si è svolta alla Camera, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, introdotta dai saluti del presidente della Camera Roberto Fico. «La violenza nei confronti dei bambini - ha detto - è prova che il sistema di protezione non ha funzionato. Sono troppi i casi di bambini maltrattati e uccisi da chi li avrebbe dovuti proteggere».

Far emergere il sommerso
Filomena Albano ha invitato a intercettare le situazioni di fragilità, a dare supporto alla genitorialità e a far emergere il sommerso. I più piccoli, sapere devono sempre avere una persona a cui rivolgersi, a cui affidarsi. Serve poi una raccolta dati costante e aggiornata sul fenomeno dei maltrattamenti e delle violenza. E bisogna riavviare i lavori dell'Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia. Albano ha lamentato «una frammentazione di competenze», mentre «serve una strategia generale» che preveda formazione per chi opera a contatto con l'infanzia per intercettare i segnali di violenza e segnalarli.

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La nuova classificazione delle violenze
Indispensabile poi contrastare gli abusi in modo mirato, introducendo una nuova classificazione delle violenze ripartita in: maltrattamento psicologico, maltrattamento fisico, violenza sessuale, trascuratezza e violenza assistita o quella vissuta da minorenni testimoni di violenza familiare. Per la garante bisogna anche intensificare gli interventi alle famiglie fragili con la diffusione dell'home visiting.

Attuare la legge sugli orfani dei crimini domestici
Poi «attuare a pieno» la legge approvata a gennaio 2018 sugli orfani di crimini domestici. Come? Per esempio riconoscendo a nonni, zii o agli altri affidatatari un contributo economico, a prescindere dal territorio nel quale risiedono.

No alle disuguaglianze fra Regioni
In Itaia l’accesso ai servizi varia di regione in regione. Servono più mense scolastiche, più asili nido, più parchi inclusivi e una banca dati per la disabilità, ma soprattutto in Italia l'accesso ai servizi per l'infanzia cambia da regione a regione, mentre - ha detto Filomena Greco - «andrebbero garantiti, quanto meno, standard minimi uguali per tutti». La garante ha sollecitato alle istituzioni la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep). «Definire un livello essenziale - ha spiegato - significa rendere effettive le prestazioni su tutto il territorio nazionale e garantire la presenza uniforme di servizi che rispondono alle esigenze primarie dei minorenni, in attuazione del principio di pari opportunità previsto dalla Convenzione di New York».

Le richieste, dalla mensa scolastica di qualità agli spazi pubblici di gioco
Sono quattro le richieste dell'Autorità garante. Una mensa scolastica di qualità in tutte le scuole, dai poli per l'infanzia alla primaria. In Italia delle scuole per l'infanzia statali invece solo il 38% è dotato di mensa, con grandi differenze tra regioni. Si va dal 13,5% della Sicilia e dal 16,8% della Campania al 95% del Friuli Venezia Giulia. Un numero di posti in nidi o micronidi per almeno un terzo dei bambini tra zero e 36 mesi della regione di residenza. L'Italia è lontana dal raggiungimento dell'obiettivo del 33% di copertura definito dal Consiglio europeo a Barcellona nel 2002 in quanto le 13 mila strutture che offrono servizi per la prima infanzia mettono a disposizione in media il 23% dei posti, pari a 357 mila posti su un milione e mezzo di bambini tra zero e due anni. Spazi gioco pubblici per i minorenni da 0 a 14 anni ogni 10-15 km nelle aree urbane e ogni 20-25 km in quelle rurali, con caratteristiche di accessibilità e co-progettati con bambini e familiari residenti. Una banca dati sulla disabilità a livello nazionale, con dati disaggregati, relativa alla fascia di età 0-17 anni. Albano ha ricordato che in Italia un minorenne su otto vive in condizioni di povertà assoluta: «Resta valida l'esigenza di attivare una regia unitaria delle misure pubbliche e private, nazionali e locali, accompagnata da una capillare rete di servizi territoriali».

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