Quasi il 90% delle esenzioni dal ticket sanitario sono illecite. Un’onda di irregolarità commesse da falsi poveri, che disegna un paese propenso a sfruttare la spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria senza averne diritto. Percentuali bulgare che inevitabilmente alzano il livello di controllo anche sul fronte reddito di cittadinanza, misura su cui il M5S ha basato la propria campagna elettorale. Secondo i dati sulla spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria, ben 157 milioni sono andati in fumo per l’illecito ottenimento di agevolazioni. Senza contare i 6 miliardi di danni erariali e i circa 2 miliardi in appalti illeciti.
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L’intervista in esclusiva al comandante generale Zafarana sul Sole24Ore di oggi
Sono i numeri della Guardia di finanza a raccontare il malaffare diffuso in Italia. Dall’evasione fiscale, ai danni erariali,
fino alle varie forme di riciclaggio e autoriciclaggio compiute dalle organizzazioni criminali che si avvalgono di quell’area
“grigia” che si cela nelle professioni. I dati, presentati al 245° anniversario dalla fondazione del Corpo, illustrano così
i più gravi fenomeni di illegalità diffusi nel nostro paese. Numeri che comunque sono stati anticipati in una intervista
del comandante della Guardia di finanza, il generale Giuseppe Zafaranna, che in esclusiva al Sole24Ore ha illustrato un anno
di attività.
6 miliardi di danno erariale
La “mala gestio” della Cosa pubblica ha prodotto danni erariali. Le Fiamme gialle hanno segnalato condotte illecite alla magistratura
contabile per circa 6 miliardi di euro, a carico di 8.047 persone. Sotto sequestro sono finiti ben 107 milioni. Tra le attività
segnalate c’è una operazione svolta a Napoli, che ha portato sotto procedimento alla Corte dei Conti nove dirigenti pubblici
per un danno erariale da 30 milioni di euro. Secondo le indagini avrebbero gestito irregolarmente beni immobiliari.
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Previdenza, assistenza e sanità
Il fronte investigativo della Spesa pubblica della Guardia di finanza ha dimostrato una generale frode alle varie agevolazioni.
Tra il 2018 e il 2019 il danno ammonta a 1,7 miliardi, 157 milioni dei quali relativi al settore della spesa previdenziale,
assistenziale e sanitaria. E così si scopre che per prestazioni sociale agevolate risultano tassi di irregolarità pari al
34,1%. Percentuale che lievita sul fronte delle spese sanitarie. Nel mirino sono finiti i “furbetti” dell’esenzione: attraverso
false autocertificazioni hanno dichiarato redditi esigui o inesistenti, così da beneficiare dell’esonero del ticket per prestazioni
farmaceutiche, medico specialistiche e assistenziali. Secondo le stime ci sarebbe un tasso di irregolarità pari all’88,9%.
Recenti verifiche stanno svelando illeciti anche sul fronte del reddito di cittadinanza. Nei giorni scorsi un 41enne di Sala
Consilina (Salerno) è stato arrestato con l’accusa di usura. Misura cautelare come tante, se non fosse che da ulteriori verifiche
si è scoperto che l’uomo percepiva il reddito di cittadinanza. Il denaro dello Stato, destinato ad aiutare gli indigenti,
era finito nelle tasche di una persona che prestava soldi a strozzo. Non è l’unico caso. Da Bolzano a Palermo sono stati individuati casi in cui soggetti che non avevano titolo erano riusciti a ottenere il reddito di cittadinanza.
““Tra il 2018 e il 2019 risulta manipolato il 40% degli appalti pubblici. Andati in fumo 1,8 miliardi su opere per un valore complessivo di 5 miliardi””
I dati della Guardia di finanza
Il buco nero delle opere pubbliche
I dati della Gdf raccontano, in particolare, il buco nero delle opere pubbliche italiane. Tra il 2018 e il 2019 quasi la metà
dei lavori è risultato manipolato. Rielaborazioni che emergono a pochi giorni dall’approvazione in legge dello Sblocca cantieri, una norma (per il presidente di Anac Raffaele Cantone «aumenta il rischio di corruzione») che in parte snellisce le procedure per l’ottenimento di appalti. Gli investigatori hanno registrato frodi di vasta scala,
al punto da denunciare 1.512 persone per reati in materia di appalti: corruzioni, concussioni, abusi d’ufficio e turbative
d’asta. E così che è emersa l’esistenza di «cartelli» tra imprese, tesi a veicolare le procedure di affidamento, attraverso
l’illecita spartizione dei vari lotti.
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