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La sostenibilità riparte dai Millennials

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passaggio generazionale

La sostenibilità riparte dai Millennials

(Marka)
(Marka)

«Una follia pensare di fare investimenti in fonti non rinnovabili». A dirlo nel terzo evento annuale di Global Thinking Foundation, svoltosi a Milano il 13 novembre, è stato Enrico Falck, presidente di Falck renewables Spa. Un cambiamento radicale di prospettiva. Che però ha una motivazione oltre che nelle prospettive di lungo termine della disponibilità delle risorse energetiche “tradizionali” anche in una precisa richiesta che viene da parte delle generazioni più giovani, quelle che vanno sotto l’etichetta dei Millennials. Una richiesta che viene puntualmente avanzata ai gestori quando si realizza un passaggio generazionale e il patrimonio di un soggetto più anziano si trova nella disponibilità di uno più giovane.

I Millennials

Nina Gardner, della Johns Hopkins University spiega: «I giovani hanno un forte interesse verso la tutela del pianeta, sono sensibili alle questioni ambientali. Tra i Millennials le decisioni per investimenti in imprese con obiettivi di sostenibilità sono due volte maggiori rispetto al totale della popolazione complessiva di investitori». Secondo i dati di Morgan Stanley citati da Gardner inoltre il 75% dei Millennials ritiene che i loro investimenti possono influire sul cambio climatico, mentre l’84% è convinto che i propri investimenti possono aiutare le persone ad uscire da uno stato di povertà. La maggiore attenzione dei giovani al tema della sostenibilità imporrà ai gestori di patrimoni di attrezzarsi anche su questi temi per gestire i passaggi generazionali.

Un forte interesse che viene confermato anche da Eric Borremans, capo della divisione Esg di Pictet, secondo il quale l'interesse è molto più marcato tra le donne, visto che nelle rilevazioni fatte nel 2015 e nel 2017 l'interesse femminile verso queste tematiche è passato dal 40 al 52%, mentre tra gli uomini nello stesso periodo la percentuale è passata dal 26 al 40%. E sottolinea che se in passato il dibattito sulla sostenibilità era stato inizialmente appannaggio della politica, ora è la stessa economia che traina il cambiamento. Occorre dire che si tratta di una spinta molto più solida, viste le convulsioni del quadro politico mondiale negli ultimi anni e (verosimilmente nei prossimi a venire).

La crescita del Pil

Claudia Segre, Presidente Global Thinking Foundation, si sofferma molto anche sull’aspetto “social” della sostenibilità (che appunto riguarda anche gli aspetti sociali, oltre che ambientali in senso stretto). Afferma infatti che «Ben 12 trilioni di dollari potrebbero essere aggiunti al Pil globale entro il 2025 se tutti i paesi si impegnassero a colmare il divario di genere nell'economia, non ci stupisce se le donne rappresentano in media solo il 12% dei membri del comitato esecutivo delle prime 50 società quotate. Dobbiamo darci da fare per sbloccare il potenziale delle donne sul posto di lavoro perché porterebbe

progressi economici nelle nostre organizzazioni e rendendole migliori dall'interno e più responsabili verso l'esterno. Allo stesso modo, l'aumento della partecipazione femminile nel mercato del lavoro ha guidato ulteriormente le scelte pensionistiche sostenibili di Donne e Millennials che tendono a investire nelle società ed attività allineate in termini ESG per ottenere un impatto positivo chiaro e misurabile sulla società, non solo per ottenere profitto. Di conseguenza, la consapevolezza della sostenibilità sta avendo importanti effetti a catena sia per gli investitori che per i gestori patrimoniali».

Gli strumenti

Ma come si raggiunge questo risultato? Secondo Segre: «Un sistema economico sostenibile deve essere organizzato in modo diverso, utilizzando legislazione, sistemi fiscali, sussidi e regolamenti per allineare l'attività economica allo sviluppo sostenibile. Lo slancio per il cambiamento esiste, ma le imprese di investimento - e i loro clienti - hanno ancora un ruolo importante da svolgere nel rendere di nuovo grandi la finanza, con le donne al centro di questo processo di empowerment del mondo SRI».

Ma i gestori del futuro come verranno scelti? Una domanda posta ai relatori della giornata chiedeva: «Guardate solo il curriculum oppure anche i valori dei giovani che si presentano alle vostre società per lavorare?». La risposta è stata che già nel curriculum, attraverso le esperienze di volontariato, le attività svolte, emergono i valori. Un aspetto a cui anche i giovani italiani faranno bene a prestare attenzione nel futuro quando presenteranno le loro esperienze a coloro presso i quali aspirano a trovare lavoro.

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