Se sei fra i colossi tecnologici più importanti al mondo c'è una regola base da rispettare: non puoi smettere un attimo di innovare. Il rischio è quello di rimanere indietro, che poi in parte è ciò che è successo a Twitter recentemente. Negli ultimi giorni, invece, si sta parlando molto di Uber, che in Francia ha scatenato l'ennesima protesta dei tassisti. Fatti ai quali a San Francisco sembrano aver fatto l'abitudine. Anche perché l'attenzione della startup più valutata al mondo (62,5 miliardi di dollari) pare essere rivolta a tutt'altro. Travis Kalanick e i suoi stanno pensando a come rinnovarsi, e in queste ore hanno annunciato un piano di espansione che riguarda le loro Application Program Interface (le Api). Il progetto riguarda l'integrazione di UberRush, il servizio di consegna in un'ora che rende fattorini gli autisti di Uber. Gli sviluppatori hanno aggiunto poche righe di codice per renderlo integrabile in altre piattaforme online.
Con questa mossa, dunque, Uber si inserisce in settori diversi da quelli per la quale è diventata famosa. Un'espansione business to business che porterà la società californiana a competere con altri colossi del web, come Amazon e Google che stanno cercando di entrare nel mondo delle consegne rapide a colpi di tecnologia. «Stiamo facendo grossi passi in avanti in termini di lavoro con le imprese. Vogliamo capire quali sono le loro esigenze», ha detto al sito The Verge, Calvin Lee, product manager di Uber. «Il nostro successo, la nostra tradizione, è basata su servizi consumer. Ora stiamo costruendo un prodotto specificamente per le imprese».
Uber Rush è stato lanciato ufficialmente lo scorso ottobre in tre città degli Stati Uniti: New York, Chicago e San Francisco, dove attualmente compete con servizi come Postmates e riscuote un discreto successo nelle consegne dei pasti caldi. Va ricordato che in Italia il servizio dopo il bando di Uber Pop si limita al noleggio di auto Ncc in alcune città.
La mossa di rendere Rush integrabile in qualsiasi sito può avere effetti importanti sul business. Perché, a pensarci, anche un piccolo ristorante, o un piccolo negozio di ogni genere, può offrire un servizio di consegna a domicilio con un'implementazione nel proprio sito web. Ma il vero obiettivo è un altro. Se l'apertura delle Api di Uber porterà i suoi servizi ad essere integrati con applicazioni come Google Maps o TripAdvisor (localizzi una strada o un ristorante, e con un semplice tap sullo smartphone puoi chiamare un'auto di Uber), la mossa di Kalanick sarà devastante. Già dallo scorso dicembre il servizio è stato integrato su Facebook Messenger. E questo approccio B2B potrà essere la consacrazione finale di quella che un tempo era solo una startup. Tribunali permettendo, ovviamente.
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