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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:57.

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Le economie di mercato vivono (anche) di regole e le regole vanno rispettate e fatte rispettare. Le economie di mercato vivono di continua innovazione e l'innovazione porta di per sé scompiglio e segnala vuoti normativi e non solo. Le economie di mercato vivono di continua concorrenza e la concorrenza deve essere leale. Quel che non si può fare è impedire il progresso tecnologico e gli sviluppi della nuova economia per legge o con divieti frutto di pulsioni corporative.

Quel che non si può fare è che ai cittadini siano preclusi nuovi servizi o miglioramenti di servizi tradizionali per legge o con divieti frutto delle solite pulsioni corporative. Sia Uber sia la protesta (globale) dei taxi devono tenere conto di queste regole basilari e in fondo naturali delle economie avanzate, tanto più quando i problemi e le opportunità che nascono dalle novità hanno natura mondiale e proliferano nelle interconnessioni che la rete ormai rende semplici, scontate. Non ci sarà ordinanza di sindaco a poter fermare l'avanzata dell'economia della condivisione più "social" di vecchi e nuovi servizi. Ma i servizi devono essere garantiti nel rispetto delle leggi e dei controlli. È molto dubbio che bloccare un servizio pubblico sia il modo migliore per vincere una battaglia che è anche di immagine. Piuttosto, mentre si chiede il rispetto delle regole, sarebbe più convincente una strategia fatta anche di miglioramenti dei servizi e di profonda innovazione sul fronte commerciale. Perché la miglior difesa è l'attacco, è l'innovazione, muoversi e non fermarsi. Trattandosi di taxi potrebbe essere naturale.

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