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«Correggere il canone Rai in bolletta»

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servizio pubblico

Il Consiglio di Stato: «Correggere il canone Rai in bolletta»

Un parere «sospeso», quello del Consiglio di Stato sul nuovo canone Rai. Il decreto del ministero dello Sviluppo economico, cardine del meccanismo sul quale verrà costruito il nuovo sistema, ha suscitato forti perplessità da parte dei magistrati amministrativi. Tra le criticità evidenziate la mancanza del concerto con il ministero dell'Economia e la mancata definizione di «apparecchio televisivo». Ma il Mise non si scompone e spiega che manderà avanti il provvedimento: «Si tratta solo di correggere alcune osservazioni del parere, che non è una bocciatura».

Il tempo stringe. E dati i ritardi dell'operazione, diventa azzardato ipotizzare che a luglio tutti ricevano le prime rate nella bolletta elettrica.
Il decreto, che regola i rapporti con i fornitori di energia elettrica, l'agenzia delle Entrate e il Gestore dei servizi elettrici e i Comuni, nel complesso puzzle che dovrebbe disegnare il quadro dei contribuenti cui addebitare il canone (si veda il Sole 24 Ore del 1° aprile scorso) avrebbe dovuto essere adottato entro il 14 febbraio 2016. Si sono quindi accumulati due mesi di ritardo (che facilmente diventeranno tre) ma anche altre azioni fondamentali sono legate a quel decreto: per esempio, entro 15 giorni dall'entrata in vigore del decreto, le Entrate definiscono con l'Acquirente Unico (il garante della fornitura di energia elettrica ai piccoli consumatori) le modalità per l'invio delle informazioni su chi ha presentato la dichiarazione di «non possesso» di televisore (o apparecchio adatto a ricevere le trasmissioni) e su coloro che, non essendo intestatari di contratto elettrico, pagano con altre modalità o sono esenti dal pagamento.

I dati su chi non ha l'apparecchio saranno acquisiti dall'Agenzia attraverso le autocertificazioni entro il 30 aprile (invio postale) o il 10 maggio (invio telematico). Visto, però, che l'Acquirente Unico dovrà a sua volta trasmettere alle imprese elettriche tutte le informazioni necessarie all'addebito del canone nella bolletta elettrica entro il 31 maggio 2016, i tempi si fanno veramente molto stretti.
Il Consiglio di Stato, nelle motivazioni della bocciatura, ha segnalato che «l'adozione del decreto non è avvenuta nel rispetto del termine previsto dalla norma di riferimento e che non risulta espresso il concerto del Ministro dell'economia e delle finanze», concerto che «può essere manifestato da un funzionario soltanto per espresso incarico o per delega del Ministro e non sotto la forma di semplice nulla osta al prosieguo dell'iter procedurale», come in effetti appare. Ma per il Mise si tratta di un rilievo formale che è rimediabile facilmente.

Poi c'è il problema di cosa sia un «apparecchio televisivo»: nel testo «manca un qualsiasi richiamo ad una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo (…), precisare che il canone di abbonamento è dovuto solo a fronte del possesso di uno o più apparecchi televisivi in grado di ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare direttamente o tramite decoder costituirebbe un elemento informativo particolarmente utile».

Per Antonello Giacomelli, il sottosegretario del Mise che ha seguito il provvedimento, «già in aula alla Camera il 6 aprile scorso avevo annunciato l'intenzione del governo di procedere a una più esplicita e meno tecnica definizione di apparecchio televisivo». Del resto, dicono allo Sviluppo, «la scelta di non dare definizioni troppo specifiche degli apparecchi adatti a ricevere le trasmissioni è voluta e comunque è già stato illustrato che i device come tablet e smartphone sono fuori da questo perimetro: il riferimento è agli apparecchi televisivi».

Infine, manca nel decreto una specificazione di come debba avvenire lo scambio di dati fra i vari enti: Anagrafe tributaria, Autorità per l'energia, Acquirente unico spa, Ministero dell'interno, Comuni e alcune società private, mentre «viceversa, potrebbe trovare soluzione quantomeno con la previsione di una disposizione regolamentare che espliciti che le procedure ivi previste avvengano nel rispetto della normativa sulla privacy, sentito il Garante per la protezione dei dati personali».

Secondo i consumatori dell'Aduc si tratta di un abbandono dei cittadini da parte dello Sviluppo, mentre l'Unione Nazionale Consumatori chiede il rinvio della prima scadenza di luglio. Forza Italia definisce la vicenda un fallimento del Governo, sulla stessa linea Giovanni Paglia di Si. Per Gianmarco Centinaio (Ln) «L'ennesima genialata di Renzi è stata bocciata dal Consiglio di Stato». Mentre Daniele Capezzone (Cr) chiede di privatizzare la Rai.