«Vogliamo essere dove sono i nostri fan e i nostri fan oggi sono su Instagram». Così, lo scorso anno, lo stilista Micheal Kors ha spiegato perché i brand del lusso stanno investendo alte percentuali del proprio budget pubblicitario su questo social network. Ma dove c’è la moda ci sono anche i falsi: la conferma arriva da una ricerca (“Social Media and Luxury Goods Counterfeit”) condotta da data analyst italiani, Andrea Stroppa, Daniele di Stefano e Bernardo Parrella, che hanno scoperto oltre 20mila account Instagram attraverso i quali organizzazioni criminali cinesi e russe commercializzano prodotti falsi.
Instagram is filling up with fake goods. And organized crime’s the winner http://wef.ch/24kQ3vn
– World Economic Forum(wef)
Si tratta di account che pubblicano foto di borse, occhiali, gioielli, scarpe, abiti: tutto in vendita a prezzi scontati, ma neanche troppo. «Il meccanismo è il seguente – spiega Andrea Stroppa, security researcher del World Economic Forum -: gli utenti interessati all’acquisto vengono invitati a chattare privatamente su altre piattaforme, fuori da Instagram. Nella chat avviene la contrattazione e l’utente viene invitato a pagare attraverso altri canali, come PayPal o Western Union».
Il continuo cambio di piattaforme (che Stroppa chiama la «catena spezzata») rende difficile tracciare questi fenomeni, che però sono tutt’altro che isolati: lo scorso anno Google e WeChat hanno bloccato rispettivamente 18mila e 7mila account che commercializzavano prodotti falsi. «Il sistema della “catena spezzata” è un modus operandi utilizzato online non solo allo scopo di vendere falsi ma anche di organizzare atti di terrorismo», sottolinea Andrea Stroppa.
«Instagram è il social network perfetto per il settore del fashion – racconta Stroppa -: è come un catalogo di moda, ormai le persone lo utilizzano per scegliere cosa comprare». Ecco perché il 96% dei brand del settore fashion ha un account ufficiale su Instagram.
Durante i circa cinque mesi di lavoro, i data analyst italiani hanno individuato le caratteristiche comuni degli account che vendono prodotti contraffatti e le parole-chiave più usate (come “original”, “stock”, “outlet”) e hanno poi sviluppato un algoritmo in grado di mapparne oltre 20mila. Ma chi acquista prodotti contraffatti attraverso Instagram sa di stare comprando un falso? «Non sempre – secondo Stroppa- .
Anche perché il prezzo proposto non è così basso, quindi l’utente può pensare di stare facendo un affare». Ci sono, poi, degli account che vendono dichiaratamente prodotti falsi: i tre ricercatori italiani hanno individuato che in questo caso uno dei termini più usati nelle descrizioni su Instagram è “1:1”, hashtag che serve per descrivere un prodotto fake molto simile all’originale. L’analisi dei dati ha permesso anche di scoprire quali sono i marchi più contraffatti: Chanel, Louis Vuitton, Prada, Fendi, Gucci, Bulgari, Burberry, Dior e Ray Ban.
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